venerdì, agosto 18, 2006

Mi piace lavorare

Mi piace lavorare

Marginalizzazione dalla attività lavorativa, svuotamento delle mansioni, mancata assegnazione dei compiti lavorativi con inattività forzata, mancata assegnazione degli strumenti di lavoro, ripetuti trasferimenti ingiustificati, prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto, prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psico-fisici, impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie, inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l’ordinaria attività di lavoro, esclusione reiterata del lavoratore rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e aggiornamento professionale, esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo.
Tutti questi elementi caratterizzano il mobbing, fenomeno di persecuzione all'interno dell'ambiente di lavoro, non solo nelle aziende private ma anche nella pubblica amministrazione.
Il film di Francesca Comencini rappresenta obiettivamente questo, grazie alla interpretazione di Nicoletta Braschi nel ruolo della protagonista che da un giorno all'altro si vede privare mansioni lavorative, assegnare "incarichi" dequalificanti, emarginare dalla attività lavorativa, fino al "nulla" lavorativo e a una lettera di dimissioni per responsabilità inesistenti. Ma il film è anche una storia d'amore, tra madre e figlia, tra una madre sempre più sofferente e una figlia che purtroppo cresce in fretta per la sua età. E che le starà vicino nei momenti bui.
Questo film mi ha fatto ricordare alcuni episodi del passato che ancora oggi fanno male, ma che per fortuna si sono risolti in maniera meno drammatica rispetto al film: io non sono stata sostituita, ma la responsabile del mio ufficio sì... ma questa è un'altra storia.

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