mercoledì, maggio 24, 2006

Americano Rosso

Americano Rosso

Dopo “La febbre” sono ritornata a ritroso negli anni per scoprire i precedenti film di Alessandro D’Alatri e mi sono ricordata di un delizioso film del 1991 (come passa il tempo!) intitolato “Americano Rosso” con numerosi attori italiani e il bravissimo Burt Young (alzi la mano chi non se lo ricorda come cognato di Silvester Stallone nella saga di Rocky!).
L’americano rosso è il cocktail che si fa preparare George Maniago (Young), italo-americano venuto dagli States per trovare una moglie giovane, ma soprattutto illibata, siamo nel 1934, rivolgendosi all’agenzia matrimoniale in cui è impiegato il playboy Vittorio (Fabrizio Bentivoglio).
La ricerca di questa signorina è tra le più divertenti: a bordo di una Lancia Augusta cabriolet i due uomini perlustreranno la provincia veneta e la riviera adriatica conoscendo una ballerina di varietà, una vedova, un’avventuriera, una serva, persino una contadina sordomuta.
Ma tutto non è quel che sembra, ci scapperà pure il morto di cui sarà accusato ingiustamente Vittorio, con tanto di suppliche al gerarca fascista Benito Mussolini.
Tra gli attori, una incredibilmente bionda Sabrina Ferilli, Eros Pagni, Valeria Milillo, Massimo Ghini. Premio David di Donatello come miglior regista esordiente a D’Alatri, già attore da bambino e poi famoso regista pubblicitario.

Fabrizio Bentivoglio

Fabrizio Bentivoglio

Leggendo qua e là tra varie biografie, mi è balzata subito agli occhi la carriera di un attore secondo me tra i più bravi della sua generazione: Fabrizio Bentivoglio. Nato come calciatore, abbandonata prematuramente la carriera per un infortunio, si è diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, ha esordito a teatro e poi al cinema, ha intrapreso la carriera di cantante, di produttore di corti, insomma un artista più che completo.
E pensare che all’inizio, al cinema con “Via Montenapoleone” avevo talmente odiato il suo personaggio di architetto tombeur de femmes con telecamera nascosta al seguito da non sopportare di vederlo in altri film. Ma per fortuna sono arrivati Gabriele Salvatores e Silvio Soldini con rispettivamente “Marrakesh Express”, “Turnè”, “Puerto Escondido”, e “L’aria serena dell’ovest”, “Un’anima divisa in due”, “Le acrobate” e non ho potuto fare a meno di “innamorarmi” sullo schermo di questo bello ma soprattutto intelligente attore.
Ma ahimè qualcosa si è incrinato con il film di Muccino “Ricordati di me”, dove interpreta il ruolo di Carlo, funzionario quarantenne in una finanziaria ma romanziere mancato, sposato a Giulia ma combattuto dall’attrazione per la ex compagna di liceo Alessia: ma a chi la vuol dare a bere??? La moglie, Laura Morante, è una isterica e insoddisfatta della vita e vuoi mettere quali scrupoli di coscienza gli vengono se va a letto con Alessia che altri non è se non quella gnocca della Monica Bellucci??? Perdonatemi la volgarità, ma Bentivoglio se l’è voluta, a causa di Muccino e di una sceneggiatura non perfetta.
Adesso lo aspetto in un altro film di Carlo Mazzacurati, dopo “La lingua del santo” e “A cavallo della tigre”.

giovedì, maggio 04, 2006

Addio baronessa

Alida Valli

Nata nel 1921 come Alida Maria Laura Altenburger, baronessa di Markenstein-Freuenberg, Alida Valli è bambina quando lascia la neoitaliana Pola per Como, dove il padre va a insegnare; è un'adolescente quando lascia Como per Roma, dove è lei che va a imparare…
Scomparsa in questi giorni, con Alida Valli scompare un frammento di storia del cinema e anche di storia d'Italia, perché nel 1951 lei già offriva il profilo all'Italia turrita di bolli e francobolli. Meno acuta dell'Italia ministeriale, l'Italia festivaliera attende il 1997 per capire. Solo allora la Mostra di Venezia le dà il Leone alla carriera. Tutto il resto la Valli l'ha già avuto: dal Premio nazionale per la cinematografia, ricevuto dalle mani di Pavolini nel 1941, alla Palma d'oro per "L'inverno ti farà tornare" di Henri Colpi (1961).
Fonte: Il Giornale.it