sabato, aprile 23, 2005

La febbre

La febbre

Mario Bettini, un ragazzo normale, pieno di idee ma senza i soldi per realizzarle, vorrebbe, come molti, aprire un locale assieme agli amici ma, come pochi, è disposto a soffrire per raggiungere il suo scopo: sa che dovrà accettare un momento di "vita provvisoria" in attesa di iniziare a vivere quella dei suoi sogni.
E' così si ritrova a lavorare come impiegato comunale in quel di Cremona, affiancato ad un collega prossimo alla pensione, e costretto a scoprire che la realtà lavorativa non è quella che si era immaginato: lui così pieno di entusiasmo, acuto e sincero, viene visto con sospetto, guardato con invidia e come fosse una malattia - una febbre - da allontanare prima che arrivi a contagiare qualcun altro.
Ma nello squallore della disillusione, tra bassi profili e meschinità, c'è spazio per un po' di luce, c'è Linda, calabrese che per pagarsi gli studi fa la cubista in un locale.
Fabio Volo ha già lavorato con il registra D'Alatri in "Casomai" e direi che non è male come attore, pur essendo alle prime esperienze; bellissima e solare Valeria Solarino che interpreta Linda: nel complesso un bel film che rispecchia - ahimè troppo bene - gli ambienti degli uffici pubblici.
Imperdibile e bellissima la colonna sonora, con tantissime canzoni dei Negramaro, gruppo emergente con all'attivo due album, grazie al fiuto di Caterina Caselli.
Film da vedere per discuterne poi tra amici.

domenica, aprile 10, 2005

Il miglio verde

Il miglio verde

Paul Edgecomb, anziano sovrintendente del braccio della morte in un carcere nel sud degli States, racconta a un'amica l'incredibile vicenda di cui fu protagonista, nel 1935, il prigioniero John Coffey, condannato alla pena capitale per l'omicidio di due bambine. Dotato di poteri soprannaturali, John farà "vedere" con altri occhi ad Edgecomb il "miglio verde", il tratto di linoleum verde che separa le celle dalla sedia elettrica.

Può un topolino rubare la scena a un attore come Tom Hanks, 2 premi Oscar all'attivo? In questo film sì!
Il regista Darabont ritorna a girare una film di genere carcerario (dopo "Le ali della liberta'") e tratto sempre da un testo del re dell'horror Stephen King.
Il gigantesco Michael Clarke Duncan, Coffey nel film, è stato guardia del corpo e attore tv, qui è al suo primo ruolo importante, mentre Edgecomb anziano è interpretato da Dabbs Greer, al suo centesimo film sul grande schermo.

Nella società degli uomini

Nella societa' degli uomini

Chad e Howard sono due "colletti bianchi" di una grande azienda. Recentemente abbandonati dalle rispettive fidanzate e terribilmente frustrati sul piano professionale, durante uno stage di sei settimane in una succursale dell'azienda, si confidano le loro insoddisfazioni. Decidono così di vendicarsi dei torti subiti giocando ad un crudele "gioco": sedurre una ragazza per poi umiliarla quanto più possibile e ridere di lei.

La malcapitata vittima di questo sadico complotto è una donna bella ma sordomuta. Lo scherzo si trasforma pian piano però in una violenta e subdola lotta di potere tra i due, per determinare la propria supremazia su questa povera donna a cui verranno inflitte le peggiori crudeltà.

Cattivo, misogino, crudele, bastardo, è comunque un film da vedere, ha scatenato inevitabilmente dibattiti accesi per la messa in scena.
Bravi gli attori: Chad è Aaron Eckart, visto in Erin Brockovich con Julia Roberts, Stacy Edwards, la vittima sordomuta, ha lavorato in una classe per non udenti e ha imparato il linguaggio dei segni.

Il paziente inglese

Il paziente inglese

Guardando questo film mi sono innamorata del... meraviglioso guardaroba di Kristin Scott Thomas! E sì, il conte Lazslo de Almasy (Ralph Fiennes) mi sta anche un po' antipatico, con quell'aria così sicura e strafottente di eroe che con il proprio aereo precipita nel deserto nordafricano sopravvivendo miracolosamente. Di lui si prende cura una dolce infermiera canadese Hana (una bravissima Juliette Binoche) che lo nutre, gli somministra morfina per attenuare il dolore delle ferite (dell'anima?) e delle piaghe che ricoprono tutto il suo corpo. E gli legge un libro che lo riporta con piacevoli ma anche dolorosi flash-back a quando conobbe Katherine (una bellissima Kristin Scott Thomas).
Atmosfere sospese per un'Africa che ti entra nel cuore per non abbandonarti mai più...

Candidato a 12 Oscar, ne ha vinti ben 9 e due Golden Globe. Nelle riprese appare anche l'Hotel des Bains di Venezia, come sede dello Shepheard's del Cairo.

venerdì, aprile 08, 2005

M il mostro di Dusseldorf

M il mostro di Dusseldorf

Germania, anni trenta, un uomo qualunque si aggira per le strade fischiettando, ma è ricercato dalla polizia e dal mondo della criminalità che, stranamente alleati, hanno deciso di catturare questo mostro, pedofilo assassino di bambini, figura tragica di ammalato incurabile che specchiandosi di spalle vede riflessa sulla schiena la lettera "M" (murder=assassino).

Il film non rivela la fine del colpevole, processato sommariamente dalla criminalità ma "liberato" dalla polizia, ma resta uno dei primi esempi di pellicola sonora in Germania, soprattutto per l'uso della musica, punto chiave della trama.

Il motivo fischiettato da Franz Becker (un grandissimo Peter Lorre) è tratto dalla suite del "Peer Gynt" di Edvard Grieg ed è grazie a questo dettaglio che un cieco riconoscerà il serial killer proprio per questa abitudine.

Non ho mai visto un film dove si fumi così tanto e continuamente, incessantemente, sia che si tratti dei criminali, sia che si tratti della polizia, sopratutto sigari, quasi a sottolineare ancor più la difficoltà nelle indagini per arrestare il pedofilo.

Pur essendo del 1931, lo trovo un film molto attuale, alla luce delle ultime notizie di cronaca.

Il cielo sopra Berlino

Il cielo sopra Berlino

Damiel (Bruno Ganz) e Cassiel (Otto Sander), due angeli, scendono dal cielo sopra Berlino sulla città per osservare il comportamento degli umani, la loro disperazione, senza potere far nulla in realtà per salvarli. Alla fine Damiel si innamora di una bella trapezista dal cuore puro e per questo perderà la sua condizione di angelo.

"Sai, io credo che ognuno di noi abbia un angelo, un angelo sopra di sè, un angelo che sente quello che non si dice, ma se è così, allora non c'è segreto che resista un po', sanno di noi le frasi più violente, quelle che non usciranno...

Divini messaggeri di tutti i miei pensieri, all'infinita linea di confine voi, vicina vibrazione, un'altra piccola illusione all'infinita linea dei minuti e poi, è questione di tempo..." (da "Angeli" dall'album "Prima dell'alba" di Madreblu - 1997).

Dimenticate il remake "City of Angels" con Nicholas Cage e Meg Ryan, l'unico vero "angelo" è Bruno Ganz.

American Beauty

American Beauty

Lester Burnham ha superato i 40 anni e trascina un’esistenza monotona tra la sua villa da benestante, il lavoro di pubblicitario presso un giornale e la grigia vita familiare. Carolyn, la moglie, è interamente concentrata sulla sua carriera di agente immobiliare e Jane, adolescente, ha tagliato i ponti di dialogo con i genitori.

Fin qui sembra il classico film di contrasto generazionale tra quarantenni annoiati dalla vita moderna e figli con la voglia di scappare da una quotidianità asfissiante ma ...

"Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme ed è troppo, il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare, e poi mi ricordo di rilassarmi e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia e io non posso provare altro che gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando ne sono sicuro, ma non preoccupatevi, un giorno l'avrete".

Questa è l'ultima battuta che riassume tutto il film, sopravvalutato o sottovalutato, decidetelo voi.

Come si fa a non apprezzare un attore come Kevin Spacey?