lunedì, luglio 24, 2006

La 25a ora

La 25a ora

Monty è un giovane newyorkese di belle speranze che alla ricca borsa di studio per una famosa università ha preferito una vita da ricco spacciatore, ma a causa di una soffiata viene condannato a sette anni di carcere, cancellando di colpo tutte le sue aspirazioni e certezze. Il film si incentra sulle ultime ore prima dell’entrata in carcere, con gli incontri con i suoi due migliori amici, Frank, affermato broker di Wall Street, e Jakob, insegnante di liceo proveniente da una ricca famiglia ebrea di cui si vergogna, e con la sua ragazza portoricana, Naturelle, di cui inizia a dubitare. Aiutato dal padre e dai suoi amici, trascorrerà le sue ultime ore di libertà, rivivendo in flash back episodi importanti della sua vita passata e immaginando possibili vie di uscita da quella presente.
La trama è tutta qui, sembra dire il regista, ma c’è spazio per molte riflessioni su questi personaggi, a partire da Monty (Edward Norton), Frank (Barry Pepper), Jakob (Philip Seymour Hoffman), e Naturelle (Rosario Dawson).
Splendide le inquadrature della città di New York e da brivido la veduta su Ground Zero dall’appartamento del broker Frank.
Film assolutamente da vedere, Spike Lee merita un bel 10!

Dillo con parole mie

Dillo con parole mie

Stefania (Stefania Montorsi) e Andrea (Giampaolo Morelli) si sono appena lasciati: piena di fissazioni lei e inconcludente nelle sue scelte di vita lui, senza saperlo vanno in vacanza separatamente all’isola di Ios, in Grecia. Stefania è assieme alla nipote Maggie, quattordicenne piena di vitalità che ha mollato gli scout alla stazione, desiderosa di una vacanza libera e senza genitori, ma soprattutto desiderosa di perdere la verginità, conscia di essere, come dice lei, "più matura della sua età".
Per colpa di un eritema solare, zia Stefania è costretta ad evitare il sole e a lasciare Maggie a girovagare da sola per l’isola dove incontra Enea, o per meglio dire Andrea, ex di Stefania, che trascorre le giornate disegnando e mantenendosi facendo torte di cioccolato allo zenzero e canella che tanto adorava la sua Stefania. E Maggie perde la testa proprio per lui...
Ma perderà la verginità? E Andrea/Enea si incontrerà con Stefania?
Il film è carino, leggero, Stefania Montorsi è piena di manie e abbastanza isterica, Giampaolo Morelli è un bel ragazzo e tanto basta alla sua parte.
Il finale delizioso, sulle note di "Ta ra ta ta" di Mina (anche conosciuta col titolo "Fumo blu"), dove i due protagonisti girano all’interno di un pulmann una simpaticissima scena da musical, rilancia l’intero film.
Nb: è ancora online il sito ufficiale del film.

giovedì, luglio 20, 2006

Secretary

Secretary

Alcuni anni fa ho lavorato per un periodo come dattilografa presso uno studio legale: era un’attività noiosa di copiatura testi, fotocopiatura di atti e normative, scadenziario delle pratiche. Ma poi ho visto “Secretary” ed è stato, nonostante le aspettative e il trailer, un film inaspettato, addirittura divertente, una storia d’amore così particolare per la sua improbabilità da non dare disturbo. La trama è presto detta: Lee (Maggie Gyllenhaal) esce dall’ospedale psichiatrico dopo un periodo di “esaurimento nervoso” e torna a casa in una famiglia parecchio disastrata: il padre è alcolizzato, la madre una isterica depressa, e gli unici momenti di serenità per Lee sono procurarsi tagli alle gambe o scottarsi con la teiera bollente... Ma poi, dopo aver frequentato un corso di stenodattilografa, trova finalmente un lavoro, il suo primo lavoro a 24 anni: segretaria di Mr. Grey (James Spader), un avvocato alquanto maniacale e dispotico che pretende la massima precisione nella battitura dei testi e un servilismo assoluto da parte di Lee. E Lee lo accontenta! Dopo sei mesi è disposta a gattonare per portargli la posta nel suo ufficio, e se qualche errore di battitura sfugge per la fretta (o per voluta sbadataggine) scattano gli schiaffi e i pizzicotti sul sedere. E il rapporto tra i due non finisce qui...
NB: nel sito ufficiale del film c’è un download “particolare” dedicato a Lee e a Mr. Grey.

mercoledì, luglio 19, 2006

Silent Hill

Silent Hill

Sono ancora in possesso della Playstation One, probabilmente una delle poche senza il chip di "taroccamento", ma ormai raramente gioco a Tomb Raider oppure a Driver. Ho abbandonato la speranza ormai da molto di poter giocare a Silent Hill, prima versione ormai quasi introvabile o accessibile soltanto a prezzi da collezionisti, e quindi non potevo mancare l’occasione di andare a vedere la versione cinematografica del videogioco.

L’atmosfera c’è tutta, già a partire dal tema musicale iniziale inconfondibile, anche se poi per esigenze di business qualche modifica alla storia c’è: tutto è visto dalla parte di Rose, mamma adottiva di Sharon, quest’ultima nata nella città di Silent Hill, ritornata qui a causa di una grave malattia e di incubi frequenti della figlia. Dopo aver sbandato e sfondato i cancelli della città misteriosa, dopo essere svenuta a causa di una frenata fatta per evitare una “persona” in mezzo alla strada, si risveglia senza sua figlia e si incammina alla sua ricerca, inseguita da una poliziotta che l’aiuterà nel suo intento.

Nevica, ma sarà vero? Non è neve quella che cade, ma cenere... a questo momento lattiginoso e spettrale ne segue un altro completamente buio e inquietante... chi sono o meglio cosa sono le creature che penetrano dall’ombra e attaccano chiunque si muova? E cosa è successo a Silent Hill?

Il film dura due ore, molto per una pellicola di orrore, ma al di là della storia (in effetti qualche dubbio resta), il tempo scivola via, in mezzo ad un tripudio di effetti speciali e a due bellissime attrici come Radha Mitchell (la mamma) e Laurie Holden (la poliziotta). Da menzionare anche la parte di Sean Bean, nel ruolo del padre e marito disperato.

venerdì, luglio 14, 2006

Addio June Allyson, «Piccola donna» star

June Allyson in Piccole donne

Era la ragazza che faceva sognare gli americani, piccola, bionda, l'aria dolce e sorridente. Eppure June Allyson, come confidò in un'intervista in tempi recenti, non aveva mai pensato di diventare una stella del cinema. «Ho i denti grandi, i miei occhi spariscono quando sorridono, ho una voce buffa, non canto come Judy Garland e non ballo come Cyd Charisse. Ma piaccio alle donne mentre gli uomini, anche se sognano Cyd Charisse, è a me che fanno conoscere la mamma». Sarà per questo che la chiamavano la «moglie perfetta», compagna «rassicurante» dei personaggi maschili incarnati da James Stewart, Van Johnson e altri grandi.
Io però la ricordo soprattutto per il personaggio di Jo in "Piccole donne" (1949, nella foto a fianco accanto a Elizabeth Taylor e Janet Leigh), la sorella «maschiaccio», intellettuale e irrequieta che non sogna il matrimonio, non ama civettare coi maschi e non è nemmeno fragile e malata dunque destinata a precoce morte.

Fonte: Il Manifesto

lunedì, luglio 03, 2006

Scandalo al sole

Scandalo al sole

Ci sono alcuni film che con regolarità vengono trasmessi dalla tv: nel mese di febbraio, in corrispondenza con le "prime visioni", Rete4 trasmette in prima serata "Bernadette", film del 1943 con Jennifer Jones, vincitrice di un Oscar quale miglior protagonista femminile. A Natale non manca mai "Marcellino pane e vino", film del 1954 con Pablito Calvo, in genere sempre su Rete4. Tra Natale e Capodanno, ma a volte anche prima di Natale, va in onda "Il piccolo lord", del 1980, con Ricky Schroeder: se trasmesso nel periodo natalizio, di solito è durante il pomeriggio del 26 dicembre su Canale5. Ma se non volete vedere per l’ennesima volta, magari con i parenti più piccoli, la storia di Lord Fauntleroy, c’è sempre "Tutti insieme appassionatamente" e lasciarvi andare, se siete fortunati, alle versioni originali delle canzoni di Julie Andrews e Christopher Plummer.
D’estate invece, non può mancare e lo sto già aspettando, in prima serata arriva "Scandalo al sole", film del 1959 (si avvicina il cinquantenario...) con Sandra Dee e Troy Donahue, ma anche con Richard Egan, padre nel film di Sandra Dee, e di Dorothy McGuire, madre nel film di Troy Donahue, innamorati dell’ultim’ora come i loro rispettivi figli.
Insomma, il film non è granchè, Richard Egan torna a Pine Island sperando di reincontrare il suo amore di gioventù Dorothy McGuire, che infatti dirige l’unico albergo dell’isola col marito, entrambi si re-innamorano, abbandonano i rispettivi coniugi, ma non avrebbero mai immaginato che i loro figli, la femmina di lui e il maschio di lei, a loro volta si innamorassero, con complicazione in arrivo... tra nove mesi! Ma siamo negli anni cinquanta, rivisto oggi può fare solo tenerezza, ma resta indimenticabile per il famoso motivo "A summer place" di Percy Faith.
N.b.: la locandina è quella originale americana dell’epoca.

Il Codice da Vinci

Il Codice da Vinci

Bombardata dalle pubblicità televisive, radiofoniche, stradali, dai trailer cinematografici, e anche da chi voleva andarlo a vedere, ultimo film prima delle uscite estive, sono andata al cinema a vedere "Il Codice da Vinci", praticamente all’oscuro di quanto scrive Dan Brown nel suo vendutissimo libro e ignara di poter cadere nel classico "colpo di sonno" dopo il primo tempo di questo film-polpettone.
Gli elementi ci sono tutti: un Tom Hanks imbolsito e monocorde, oltre che con capello lungo, decisamente fuori parte, un Audrey Tatou che con quegli occhioni poteva girare solo "Amelie 2", un assassinato che ha il tempo di lasciare così tante tracce al Louvre da non far scattare neanche un allarme, e i nostri due prodi ricercatori che viaggiano con in tasca il luminol per vedere le scritte fatte dal direttore del museo nonché nonno (forse) della protagonista.
Insomma, se durante le prossime vacanze … in un’arena estiva … doveste vedere la locandina di questo film … LASCIATE PERDERE!

Respiro

Respiro

Devo dire la verità su questo film: ho aspettato molto prima di vederlo, forse per il linguaggio usato (tutti gli attori nel film di Crialese parlano un siciliano strettissimo) o forse per lo strascico di premi ottenuti dal giorno della sua uscita (Premio della Critica a Cannes 2003, Nastro d’Argento 2002 a Valeria Golino come miglior attrice protagonista, David di Donatello 2003 come miglior produttore a Domenico Procacci).
Il film, nonostante le difficoltà di linguaggio, è solare e primitivo: ambientato nell’isola di Lampedusa, girato anche con attori non protagonisti bravissimi, rispecchia la solarità e la voglia di libertà della protagonista Grazia, la Golino, che per la sua immediatezza e la sua "spregiudicatezza" viene considerata pazza dai suoi concittadini e familiari che vogliono farla internare a Torino, con l’unica eccezione del figlio tredicenne Pasquale.
Sarà lui a proteggerla e ad aiutarla durante una fuga, a nasconderla nelle caverne scavate dal mare, a vestirla, a portarle da mangiare, fino a che …
Guardate questo film, ne vale la pena.

Ringrazio inoltre Alberto per il sito Lampedusa35 che nella sezione video ospita alcuni filmati riguardanti questo film.

Prima che sia notte

Prima che sia notte

Reinaldo Arenas, cubano di nascita, è stato scrittore e poeta: nato nel 1943 nella provincia di Orientes a Cuba, vive un’infanzia poverissima ma libera. A quindici anni, deciso ad unirsi all’esercito cubano durante il colpo di stato contro Batista, viene educato alla rivoluzione. A vent’anni pubblica il suo primo, nonché ultimo, romanzo a Cuba. Il suo secondo romanzo, censurato dal regime castrista, viene pubblicato in Francia. Da questo momento Arenas verrà perseguitato sia per la sua attività di scrittore e poeta sia per la sua dichiarata omosessualità. Nel 1973 viene rinchiuso nella temibile prigione di El Morro e gli vengono confiscati tutti i suoi scritti e lavori. Dopo un’ammissione di colpevolezza estorta con la violenza e le privazioni, Arenas riesce nel 1980 ad imbarcarsi alla volta degli Stati Uniti d’America, approfittando del permesso di Castro concesso ad omosessuali, malati mentali e criminali comuni di abbandonare Cuba, nonostante sia inserito nelle liste nere del regime e grazie ad un piccolo stratagemma: corregge sul suo passaporto il cognome Arenas con Arinas. Ma la vita a New York è tutt’altro che felice: abbandonato da tutti, malato di Aids, Arenas si suicida nel 1990.
A tre anni dalla morte viene pubblicata la sua autobiografia, uno dei dieci migliori libri dell’anno nelle classifiche americane, e questo film ne è la rappresentazione.
Nel 2000 è stato presentato a Venezia: il protagonista Javier Bardem ha ricevuto la Coppa Volpi come miglior interpretazione maschile.
Piccola curiosità: da una piccola ricerca risulta disponibile nelle librerie solo l’autobiografia di Arenas, ma non i suoi libri precedenti. Speriamo che le case editrici correggano questa mancanza e provvedano a tradurre anche gli altri suoi scritti.

Possession - Una storia romantica

Possession

Lui, Roland è un ricercatore americano sul famoso poeta inglese Randolph Henry Ash; lei, Maud è una ricercatrice e una diretta discendente della poetessa inglese Christabel LaMotte. Ed entrambi, seppur all’inizio di malavoglia, cominciano ad indagare tra i carteggi dell’epoca vittoriana su una possibile quanto improbabile relazione sentimentale tra i due poeti, l’uno misogino e sposato, l’altra lesbica e convivente con una pittrice. Ma quello che all’inizio appariva impossibile sconvolgerà la vita dei due contemporanei…
Neil Labute, dopo "La società degli uomini", già in un precedente post, sviluppa la narrazione di questo film tra ieri e oggi, con continui flashback tra passato e presente: ne risultano due vicende parallele, una storica, tra i due poeti che sfidando le convenzioni dell’epoca riescono a vivere la loro passione, e quella contemporanea, dove i due ricercatori fanno fatica a lasciarsi andare e ad avvicinarsi, consci dei loro limiti e delle loro intime difficoltà.
Ovviamente ne esce vincente la coppia di poeti, gli stessi attori sono convincenti e in parte, mentre Gwineth Paltrow e Aaron Eckhart, i contemporanei, sono smarriti e a tratti sembrano due estranei trovatisi per caso nella stessa biblioteca!
Di Labute preferisco i primi film sarcastici e cinici: probabilmente qui si è preso una pausa sentimentale.