martedì, dicembre 06, 2005

Christopher Lee

Christopher Lee

Alto un metro e novantacinque centimetri, scarno, una voce profonda e uno sguardo inquietante, Christopher Lee è quasi l'incarnazione del conte Dracula. Christopher Lee (vero nome Christopher Frank Carandini Lee), è una delle icone del nostro cinema: nato il 27 maggio 1922 a Londra (nello stesso giorno era nato anche Vincent Price), continua tuttora a lavorare, al cinema (solo quest’anno lo vedremo in 5 film), e in tv (sua è l’interpretazione del Cardinale Stefan Wyszynski nel “Papa Giovanni Paolo II” trasmesso quest’anno dalle reti Rai), dimostrando una longevità scenica ineguagliabile.
Scorrendo il lungo elenco di film, oltre a “Il conte Dracula”, interpretato 10 volte ed odiato per sua stessa ammissione, ha recitato nella saga de “Il Signore degli Anelli”, nei tre episodi iniziali di “Star Wars”, partecipa immancabilmente alle produzioni di Tim Burton, ha interpretato a tutt’oggi più di 220 film.
Parla correntemente francese, italiano, spagnolo, tedesco e un po’ di svedese, russo e greco ed è stato nominato Comandante dell’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta.
Ci sarebbe ancora molto da dire su di lui … da una ricerca effettuata in Google pervengono 4.120.000 risultati!
Lunga vita a Saruman il Bianco!

mercoledì, novembre 23, 2005

Chiamami aquila

Chiamami aquila

Ricercato inutilmente nelle videoteche, programmato solo raramente in tv e a tarda notte, ho finalmente videoregistrato "Chiamami aquila" con John Belushi e Blair Brown, uno dei pochi se non l'unico film "serio" del grande John, prima della sua prematura scomparsa, prodotto da Steven Spielberg e sceneggiato da Lawrence Kasdan, futuro regista de "Il grande freddo".
Il film è bello e poetico, un po' sorpassato visti i tempi, ma una scena mi è balzata all'occhio: quando John, attaccato da un puma nella casupola di montagna, viene soccorso e portato a letto da Blair Brown sembra trasformarsi in Indiana Jones ne "I predatori dell'arca perduta". Stessa scena, ti fa male qui... un bacio, ti fa male anche qui... un altro bacio, stessa identica scena in due film diversi: ambienti diversi, d'accordo, attori diversi, d'accordo, ma... stesso sceneggiatore e stesso anno di uscita dei film, 1984. Mi sa che Lawrence Kasdan si è ritrovato a corto di idee e ha riutilizzato la stessa scena per due film differenti... Vedere per credere!

La seconda notte di nozze

La seconda notte di nozze

Spesso i comici si rivelano sorprendentemente degli ottimi attori drammatici: è stato il caso di Jim Carrey, snobbato agli Oscar per "Truman Show" e "Man on the moon", ed è anche il caso di questo delizioso film di Pupi Avati, in programma alla Mostra del Cinema di Venezia, con un bravissimo Antonio Albanese.
Abituati a vederlo iperattivo e sornione, abbarbicato ai suoi personaggi stralunati a Mai dire lunedì, è bravissimo nella parte del cognato un po' ebete, purtroppo a causa delle scariche dell'elettroshock subite durante la seconda guerra mondiale, di una altrettanto brava Katia Ricciarelli, vedova di guerra con figlio a carico (un fetente e profitattore Neri Marcorè), che si ritrova a fuggire in Puglia per finire ad abitare con le zie e con Antonio che l'ha sempre amata, fin da bambino.
Sminatore di bombe (tanto se muore lui, muore un povero scemo... dicono al paese), si spinge fino a sposare la cognata, contro le volontà delle zie, ottime Angela Luce e Marisa Merlini, e a pagare anche i debiti e a coprire i furti di quel fetentone di Neri Marcorè.
Scena da ricordare: una delle prime bombe sminate da Albanese... tutti al cinema sono saltati sulle poltrone!

venerdì, novembre 11, 2005

Buon compleanno Alain!

Alain Delon

"Compie 70 anni il divo francese. La sua parabola: dalla leggenda alla vecchiaia e l'emarginazione. Alaindelon, senza pause, senza esitazioni, una sola parola, come compete alle star entrate nel cuore della gente. Nome e cognome intrinsecamente legati, pronunciati senza prendere fiato e sospesi da sempre nella nostra memoria. Ci hanno accompagnato per più di quarant'anni al pari di altri nomi non meno leggendari, come brigittebardot, tanto per rimanere in Francia, evocando una grandezza mai scalfita da nessuna pellicola, anche se modesta, da nessun scandalo, da nessuna provocazione, da nessun silenzio." (fonte)
L’ultima volta che l’ho visto era in tv su “Scherzi a parte” alcuni anni fa. Che tristezza!

mercoledì, novembre 02, 2005

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini e Laura Betti

Il 2 novembre del 1975 moriva in circostanze misteriose Pier Paolo Pasolini. Perché, a trent'anni dal suo assassinio, quest'uomo controverso, quest'intellettuale scomodo, quest'artista versatile e prolifico, continua a far parlare di sé e a interrogare il nostro presente? Io avevo 7 anni allora ed, assieme all’assassinio di Aldo Moro, è una delle prime notizie di cui mi ricordi, forse per l’efferatezza dell’omicidio compiuto e descritto dai telegiornali di allora, o forse per questa figura sottile, che mi ispirava curiosità. Negli anni è ritornato puntualmente alla ribalta, grazie anche all’opera di divulgazione dei suoi amici più stretti, tra cui l’attrice Laura Betti, curatrice del Fondo omonimo e recentemente scomparsa, e ancora più adesso, quando sono state esaminate nuovamente le modalità della sua morte e le confessioni dell’allora unico colpevole (ma sarà poi vero?) Piero Pelosi.

martedì, ottobre 25, 2005

I nuovi divi italiani

Riccardo Scamarcio

"Romanzo criminale" ha confermato alcuni talenti italiani ormai consolidati, tra cui Kim Rossi Stuart, o Pierfrancesco Favino, o Stefano Accorsi (ormai lontano anni luce dai tempi dello spot del maxicono), ma ne ha rivelati altri, tra questi ultimi, Riccardo Scamarcio.
Interprete anche del film "Texas" di Fausto Paravidino, dove si innamora della maestra Valeria Golino, dopo la solita routine di serie tv, si sta rivelando come una delle promesse del cinema italiano. Pugliese, 25 anni, la sua filmografia comprende "L'uomo perfetto", "L'odore del sangue", "Tre metri sopra il cielo", "Ora o mai più" , "La meglio gioventù", e le serie tv "Ama il tuo nemico 2" e "Compagni di scuola".
I forum e i siti dedicati a lui stanno spuntando come funghi, memore la scena in slip nel film "L'uomo perfetto" dove se ne andava a zonzo per Milano in una fredda (dice lui) giornata di novembre.
La mia speranza è che non resti una meteora nel firmamento del nostro cinema italiano...

In treno

La stazione

Facciamo due conti: ho studiato dal 1980 al 1986, ho cominciato a lavorare nell'ottobre 1986, appena finito le superiori, e in questi anni una costante della mia vita quotidiana è stata una sola: il treno.
Inizialmente lo prendevo come studente due volte al giorno per 6 giorni alla settimana, poi come impiegata per ben quattro volte al giorno per 5 giorni alla settimana, poi infine per due volte al giorno in orari vari per 5 giorni alla settimana.
Ho incontrato tanti personaggi da poterne trarre tante storie: l'uomo col borsello e impermeabile che cerca sempre il posto unico ad inizio o fine carrozza, l'uomo che cammina lungo tutto il treno prima di scegliere il posto più comodo o vicino alle porte di uscite, la donna che si trucca alle 6.30 di mattina con figlio piccolo al seguito pronto per la scuola materna, il playboy di turno che abborda le ragazzine sole facendosi raccontare vita, morte e miracoli, gli amori che nascono in treno quando tutti e due hanno la fede (ma di altri rispettivi coniugi!).
Ma nonostante i ritardi, la scomodità, la sporcizia, il rumore, ho sempre amato il treno come mezzo di trasporto, un po' perchè legata a questo rito dell'arrivo dall'oscurità del treno (sono riuscita a salire anche su quelle carrozze dalle cento porte dove quattro paia di occhi ti fulminavano all'istante se salivi proprio sul loro spazio), e al rito del viaggio e dello scorrere della vita fuori del finestrino.
I film che riportano sequenze in treno o in stazione sono innumerevoli, ma voglio ricordarne uno in particolare che mi ha divertito e che tanto difficilmente passa in tv di questi tempi: "La stazione" di e con Sergio Rubini, Margherita Buy (allora marito e moglie) ed Ennio Fantastichini. Il film è anche un elogio ai capistazione, ora sempre più assenti nelle piccole stazioncine e sostituiti da enormi macchinari e voci metalliche che annunciano l'arrivo o meno del treno, quei capistazione a volte gentili e a volte impazienti, sempre puntuali nelle loro mansioni.
Ecco, se volessi ringraziare un ferroviere per la sua attività così maltrattata in questi ultimi anni gli regalerei questo film, piccola chicca del nostro cinema italiano.

Rosa Parks

Rosa Parks

Questa volta non vi parlo di un film, ma di una persona diventata leggenda: Rosa Parks.
Siamo in Alabama, nel 1955, nello stato americano vigono le leggi sulla segregazione razziale e sugli autobus i neri devono cedere il posto ai bianchi. Rosa ha 42 anni, lavora a Montgomery come sarta in un grande magazzino e, al termine di una giornata di lavoro, sale sull'autobus e si siede. Dopo tre fermate, sale un uomo bianco e, come previsto e richiesto dal regolamento, lei dovrebbe cedergli il posto ma, non lo fa. "No, sono stanca di essere trattata come una cittadina di seconda classe" riferisce lei al conducente dell'autobus che chiama la polizia.
Il suo arresto e la successiva condanna ad una multa di 10 dollari più le spese processuali dà inizio al boicottaggio del servizio degli autobus da parte dei residenti di colore, guidati da un pastore fino ad allora sconosciuto, un certo Martin Luther King. La protesta durerà per 381 giorni e la sfida porterà ad una sentenza storica della Corte Suprema che impose nella città di Montgomery l'abolizione delle discriminazioni razziali sugli autobus e pose fine alle leggi di segregazione in vigore nei servizi pubblici in tutti gli stati del sud.
Questa donna, premiata con la medaglia ai diritti civili solo alcuni anni fa, si è spenta oggi all'età di 92 anni, nella sua casa di Detroit, ai confini con il Canada.
Sono queste umili e semplici persone che hanno fatto grande l'America.
Rosa, rest in peace.
Nb: Nel 2002 è uscito un film tv girato da Julie Dash e interpretato da Angela Bassett "The Rosa Parks story" che credo non sia mai arrivato in Italia, se non nei circuiti delle tv via digitale terrestre.

domenica, ottobre 16, 2005

Che bello andare al cinema!

Che bello andare al cinema

Rimescolando nei cassetti tra tutti i documenti che non butto via, forse per pigrizia o forse per non perdere un piccolo pezzo di memoria, ho rintracciato i biglietti d'ingresso al cinema degli ultimi anni.
Dall'elenco che segue ne esce fuori una miscela di generi più varia possibile, film d'impegno ma anche film d'azione, film snobbati dal grande pubblico e film da grandi incassi.
Questo è l'elenco alla rinfusa di quello che ho visto al cinema:
- The human stain (versione in originale con sottotitoli de "La macchia umana", ero alla Mostra del Cinema di Venezia 2003 e avevo i biglietti omaggio!)
- Lost in translation (grande Bill Murray!)
- Buongiorno notte (ho visto per la prima volta Maya Sansa, farà grandi cose in futuro)
- Mystic river (Sean Penn è sempre bravissimo)
- Non ti muovere (grande rabbia, la stessa rabbia provata leggendo il libro di Margareth Mazzantini)
- Secret window (con un Johnny Deep inquietante)
- The mother (tra gli interpreti Daniel Craig, futuro 007 biondo)
- L'alba del giorno dopo (vabbè qualche volta ci vuole un film succhiasoldi senza senso, ma con ottimi effetti speciali)
- Il ritorno del Re (per la serie "Cinema sotto le stelle... e in mezzo alle zanzare")
- La giuria (era estate, faceva caldo, dove si poteva andare? Almeno al cinema c'era l'aria condizionata, la miglior nota di questo film)
- Destino fatale (uno dei pochi film scelti a caso, eravamo solo quattro coppie alla proiezione delle 22, la prima scena ci ha fatto saltare dalla poltrona!)
- Fahrenheit 9/11 (Moore contro Bush e tutte le nefandezze della politica americana)
- Birth Io sono Sean (con una insolita Nicole Kidman con i capelli corti)
- Cinderella Man (filmone biografico della coppia Crowe-Howard, dopo "A beatiful mind")
- La bestia del cuore (Coppa Volpi meritata a Giovanna Mezzogiorno, qualche tetta in meno della suddetta sarebbe stato consigliabile)
- The exorcism of Emily Rose (storia vera ma rimaneggiata sul caso di Anneliese Michel, epilettica o sedotta dai demoni?)
- La finestra di fronte (ma chi era quel ragazzo bruno accanto alla Mezzogiorno? Un attore? Molto meglio il marito, l'ottimo Filippo Nigro)
- La caduta - gli ultimi giorni di Hitler (film claustrofobico, criticatissimo in patria, degli ultimi giorni di Hitler prima del suicidio)
- In linea con l'assassino (se sentissi un telefono pubblico squillare tu che faresti? io lo lascerei suonare! ad ogni modo mi sono addormentata durante il film ehm...)
- L'avversario (scelto anche questo a caso, mi è entrato dentro, tanto da farmi leggere il libro da cui è tratto il film, purtroppo una storia incredibilmente vera)
- Troy (in genere non amo i film ambientati nell'antica Grecia, mi ricordano troppo le produzioni di Cinecittà degli anni sessanta, dove recitavano anche Moira e Liana Orfei!)
- The Assassination (con Sean Penn, attore M I T I C O, anche se il film non gli rende giustizia)
- Prova a prendermi (un Leonardo di Caprio maturato, dopo il polpettone di Titanic)
- Star Wars - episode III (mi ero perso il secondo, vabbè, per me restano unici il IV, V e VI, cioè i primi tre girati a partire dal 1977 con Harrison Ford)
- Matrix Revolutions (capito niente, ma bello, bello, bello)
e altri che avrò sicuramente dimenticato...

domenica, ottobre 09, 2005

Il settimo sigillo

Il settimo sigillo

Ho appena saputo una triste notizia su una persona che conosco, una persona entrata in coma di soli 45 anni a seguito di un male incurabile e ho pensato a quale poteva essere il film che esprimesse in maniera convincente il momento del trapasso.
Tra i tanti film mi sono ricordata di un film di Ingmar Bergman "Il settimo sigillo" dove l'interprete, il cavaliere svedese impersonato da Max Von Sidow, gioca una partita a scacchi con la Morte che è venuta per portarselo via.
Tra una mossa e l'altra il cavaliere continua il viaggio di ritorno al suo castello, dopo le crociate in Terrasanta, rendendosi conto delle desolate condizioni del popolo, la disperazione della gente che non crede più nella vita. E dopo questo peregrinare, incalzato dalla Morte, giocatrice implacabile, riuscirà a rivedere la sua sposa e, conscio dei suoi errori e pentito dei peccati commessi, si abbandonerà alla misericordia divina.
In questo caso il predestinato è un cavaliere che pentito accoglie la soluzione finale, ma cosa dire, cosa pensare di una persona giovane, nel pieno della sua maturità, con un lavoro soddisfacente, un neo marito, e una famiglia adorata? Perchè? E perchè soffrire? La falce ci raggiunge quando meno te lo aspetti, è un attimo e tutto cambia.
E ci sarà poi qualcosa nel "dopo"? Troppe domande forse per un blog che si occupa di cinema, ma a volte è bene fermarsi e riflettere.

mercoledì, ottobre 05, 2005

Le conseguenze dell'amore

Le conseguenze dell'amore

Titta Di Girolamo, siciliano, abita da 8 anni in un albergo in Svizzera: chi è? che lavoro fa? perché è sempre solo? cosa fa con la valigia che gli arriva periodicamente nella stanza d’albergo?
Tutto questo lo scoprirete vedendo "Le conseguenze dell’amore" di Paolo Sorrentino, film atipico e sorprendente, nella trama e nella creazione dei personaggi, a partire da Titta, un bravissimo Toni Servillo, e degli attori che lo circondano e cercano di entrare in contatto con lui, così misterioso e apparentemente privo di sentimenti, Olivia Magnani su tutti, Raffaele Pisu, Angela Goodwin.
Piccola apparizione di Adriano Giannini, figlio di Giancarlo, musiche coinvolgenti di Pasquale Catalano, già autore della colonna sonora ne "L’uomo in più" dello stesso regista.

domenica, ottobre 02, 2005

La bestia nel cuore

La bestia nel cuore

Sabina, doppiatrice, vive con serenità la sua vita con Franco, attore, ma da qualche tempo durante la notte sogna vecchi ricordi infantili che la lasciano stordita, sofferente e alla ricerca di spiegazioni che solo Daniele, suo fratello, può darle. Rimasta incinta, durante le festività natalizie va a trovarlo in America, a Charlotteville, dove insegna all'università e vive con la moglie e i due figli piccoli.
E' il momento della verità: perchè questi incubi, questi ricordi così paurosi del padre e della madre? Pian piano Daniele le spiegherà tutto, le spiegherà di quello che succedeva la sera quando lui andava a dormire e poco dopo suo padre, insegnante di liceo, gli chiedeva di venire con lui nella camera dei genitori, mentre sua madre, anch'essa insegnante, continuava imperturbabile a correggere compiti su compiti. E le spiegherà anche di come suo padre avesse fatto "quelle cose" anche con lei, per due sole volte. Un padre molto amato, ma malato nel suo intimo.
E Sabina ritornerà in Italia trasformata ed indifesa sul da farsi, indecisa sul dire al compagno la verità di lei bambina o continuare sperando in quella nuova vita che le cresce in grembo.
Alla fine tutto si aggiusta (o forse no?) o comunque è un momento di ripartenza per rielaborare il rapporto con il compagno e con le persone che le stanno intorno e le vogliono bene.
Tutti bravi gli attori: un punto in più a Giovanna Mezzogiorno, che ha vinto la Coppa Volpi a Venezia quest'anno, ma anche bravi Angela Finocchiaro e Tiziana Rocca, Giuseppe Battiston, Luigi Lo Cascio e Alessio Boni, quest'ultimo seppur sottotono ma il personaggio di marito fedifrago confesso non era facile.

Elizabeth

Elizabeth

Ho rivisto in video il film "Elizabeth" con Cate Blanchett e Ralph Fiennes, e, al di là delle scene forti di uccisioni e la maestosità dei costumi della reggente, il film mi ha spinto a ricercare notizie su questa regina, figlia illegittima e ripudiata di Enrico VIII e Anna Bolena, fatta giustiziare dal padre.
Elisabetta I, nata il 7 settembre 1533 e morta il 24 marzo 1603 fu regina d'Inghilterra e d'Irlanda dal 17 novembre 1558 fino alla sua morte nel 1603. Talvolta chiamata la Regina Vergine (da cui Virginia, la colonia, poi stato americano), Gloriana o la buona regina Bess, Elisabetta fu la quinta ed ultima monarca della dinastia Tudor, e successe alla sorellastra, Maria Tudor. Il suo regno fu lungo, e segnato da molti avvenimenti. La sua politica di pieno sostegno alla Chiesa d'Inghilterra, dopo i tentativi di restaurazione cattolica da parte di Maria, provocò forti tensioni religiose nel regno, e vi furono parecchi tentativi di congiure contro di lei.
La chiesa cattolica in questo film non è ritratta molto bene: in nome di Dio venivano decise le sorti di eretici e di nemici dello Stato Vaticano.
A differenza di altri precedenti pellicole, in questo film si arriva fino ai primi regolamenti di conti con i nemici interni ed esterni alla corona di Elisabetta I e alla necessità, rifiutata fin dall'inizio da Elisabetta, di sposarsi per consentire un patto con le nazioni vicine in guerra con l'Inghilterra (vedi Francia e Spagna), e per assicurare un erede futuro al regno d'Inghilterra.
Golden Globe meritato per Cate Blanchett, ma anche gli attori non sono da meno, come Geoffrey Rush e Joseph Fiennes.

venerdì, settembre 23, 2005

Luca Zingaretti

Luca Zingaretti

Alcuni anni fa, leggendo il libro di Jorge Amado "Teresa Batista stanca di guerra", ho scoperto il personaggio di Januario, marinaio dall’insolito "petto a chiglia" e primo amore giovanile di Teresa, profumato di salsedine, passionale e focoso.
E ho pensato: quale attore potrebbe impersonarlo qualora se ne traesse un film?
E la risposta l’ho avuta guardando la prima delle puntate del "Commissario Montalbano": Januario era lui, Luca Zingaretti! Bello, dallo sguardo intenso, con il famoso "petto a chiglia" che mi aveva tanto affascinato. Non occorreva scomodare qualche attore latino o americano, solo lui poteva affrontare il personaggio.
Ma purtroppo il film non è ancora stato fatto, o almeno non con lui: nato a Roma l’11 novembre 1961, ha cominciato a fare soprattutto televisione fin dal 1987, con "Il Giudice Istruttore" e, lo stesso anno, cinema con "Gli occhiali d’oro".
Ma il personaggio che l’ha consacrato al grande pubblico è Montalbano, anche se continua a fare cinema. Al momento in cui scrivo è appena uscito nelle sale "I giorni dell’abbandono" di Roberto Faenza, non perdetelo!!!

lunedì, settembre 12, 2005

30 settembre 1955 - 30 settembre 2005

James Dean

Nome: James Byron Dean
Soprannome: Jimmy Dean
Data di nascita: 8 febbraio 1931
Luogo di nascita: Seven Gables Apartments in Marion, Indiana
Data della morte: 30 settembre 1955
Luogo della morte: Cholame, California
Sepolto: Park Cemetery in Fairmount, Indiana

Genitori: Winton and Mildred Dean
Istruzione presso l'High School di Fairmount, Indiana
Istruzione presso il Junior College di Santa Monica e presso l'UCLA
Occupazione: Attore
Prima esperienza professionale: Spot commerciale della Pepsi Cola

50 anni sono passati ma resti sempre un ribelle ...
Fonte: www.jamesdean.com

martedì, agosto 23, 2005

Basato su una storia vera?

Open water: una storia vera

Mi è capitato spesso all'inizio di un film di vedere apparire la scritta "Basato su una storia vera" oppure "Le vicende narrate in questo film sono realmente accadute" oppure "Tratto da una storia vera".
E qui scatta la ricerca, perchè poi, a casa, con internet, o su riviste specializzate, mi trovo a verificare se la storia è effettivamente VERA oppure NO.
La maggior parte delle volte scopro che il film è "tratto LIBERAMENTE da episodi accaduti nella realtà", come ad esempio in "Open water", dove una coppia di sub rimaneva in balia di un branco di squali lasciando intravedere la brutta fine che avrebbero fatto, oppure leggo che i fatti accaduti erano ben peggiori rispetto a quanto proiettato, come nel caso recente di "La tempesta perfetta" con George Clooney, oppure nel film "Alive - i sopravissuti", dove un gruppo di superstiti ad un disastro aereo sulle Ande, in pieno inverno, si trova a lottare non solo con le insidie del tempo ma anche con la terribile scelta di doversi cibare dei cadaveri degli altri passeggeri.
Viceversa però ho provato cocenti delusioni nello scoprire che tale scritta all'inizio è solo un ulteriore richiamo, soprattutto nei trailers, per andare a vedere il film al cinema, quando semplicemente la sceneggiatura nasce dal NULLA: è il caso abbastanza ovvio di "The Blair Witch Project" (chi si avventurerebbe in un bosco infestato dalle streghe con una telecamera e di notte poi?).

sabato, agosto 20, 2005

Hristo Jivkov

Hristo Jivkov

Ho scoperto un attore che secondo me diventerà famoso: Hristo Jivkov.
Bulgaro, nasce a Sofia il 18 febbraio 1975, studia presso l'Accademia d'Arte Drammatica e Cinematografia NATFIZ "Krastu Sarafov" a Sofia e frequenta la Facoltà di Regia Cinematografica e Televisiva nella classe di Prof. Hristo Hristov, dicono le sue brevi note biografiche.
Ma oltre ai lavori cinematografici girati in Bulgaria, due sono le sue interpretazioni importanti che lo fanno conoscere al pubblico internazionale: Giovanni dalle Bande Nere ne "Il mestiere delle armi" di Ermanno Olmi, e Giovanni (strana coincidenza di nome del personaggio) ne "La passione di Cristo" di Mel Gibson, oltre al cortometraggio di Marco Bellocchio "Oggi è una bella giornata".
Ottimi inizi per un giovane che continua a frequentare la facoltà di Regia a Sofia e a girare film con gli altri allievi.
Auguri Hristo!
Nb: nella foto, a sinistra interprete de "Il mestiere delle armi", a destra l'attore al naturale.

giovedì, agosto 18, 2005

Ci ha lasciato il maestro della luce

Tonino Delli Colli sul set di Marianna Ucria

E' scomparso improvvisamente il 17 agosto il maestro della fotografia Tonino Delli Colli, a 84 anni e oltre 60 di carriera. Assunto giovanissimo a Cinecittà, grazie ad una raccomandazione di un'amica di papà, comincia ad imparare, a soli sedicianni, l'arte della fotografia. L'esordio di Tonino Delli Colli come direttore della fotografia è nel 1943 con "Finalmente sì" del regista ungherese Laslo Kish. Nel 1952 gira il primo film italiano a colori "Totò a colori" per la regia di Steno, ma scorrere la sua filmografia è come scorrere un lungo album di ricordi, di film italiani e stranieri, di registi indimenticabili e di set affascinanti. Impossibile elencarli tutti con il rischio di dimenticarne altri: Sergio Leone, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Mario Monicelli, Steno, Carlo Lizzani, Marco Bellocchio, Marco Ferreri, Roberto Benigni, ma anche Orson Welles, Luis Malle, Jean Jacques Annaud, Roman Polanski.
Aveva smesso di lavorare con “La vita è bella” di Roberto Benigni, nel 1997, lo stesso anno di “Marianna Ucria” di Roberto Faenza. Il suo cuore faceva le bizze.
La sua filmografia conta più di 130 film in oltre 60 anni.
«Il sole bisogna conoscerlo bene, bisogna conoscere bene i contrasti tra luce e ombra, e noi italiani, che conosciamo il sole del sud e le nebbie del nord, difficilmente sbagliamo. Non sbagliamo perché siamo abituati a lottare contro gli scherzi della luce del sole e contro l'azzurro del nostro mare».
Grazie maestro, per aver dipinto con la luce.

lunedì, agosto 15, 2005

Martha da legare

Martha da legare

Quattro soli e unici personaggi: Daniel, manager discografico di successo, Frank, attore spiantato sempre in cerca di un provino decente, Lawrence, insegnante di bridge a vecchie signore attempate e lei, Martha, americana in fuga a Londra con soli 35 dollari in tasca per cominciare una nuova vita e che arriverà a sconvolgere le loro.
Nonostante le palesi differenze di lavoro, i tre sono amici d'infanzia e si incontrano spesso per parlare delle loro conquiste o meglio delle loro delusioni d'amore. Il primo ad incontrare Martha è Daniel, di ritorno da un provino discografico, che le offre prima un posto di prima classe superlusso appena la incontra al check in, ma poi si ritrova a fare il viaggio con lei in classe turistica visto che la "furba" si è rivenduta il biglietto per racimolare altri 2000 dollari da tenere nei suoi risparmi, e poi le riserva una notte nell'albergo più in di Londra, fiori compresi.
Frank invece incontra Martha ai giardini e tra un whisky dozzinale e un tè al parco fanno amicizia, o meglio lui tenta di fare amicizia e si offre di accompagnarla al museo per trascorrere un pomeriggio in compagnia.
E Lawrence? Lawrence è a colloquio dal suo "psicanalista" per parlare di tutta questa storia ed è a questo punto che si scopre che lui è stato compartecipe di quasi tutte queste scene: era andato all'aeroporto per aspettare Daniel di ritorno dagli Usa, ma si è scontrato con Martha che col carrello dei bagagli gli ha pestato un piede e si è offerta di farsi accompagnare all'albergo (offertole gratis da Daniel) guidando lei la macchina di Lawrence. Arrivati all'albergo, per scambiarsi il favore lei lo ha invitato a cenare nella suite, ma l'atmosfera romantica instaurata dai due è stata rovinata dall'arrivo di un meraviglioso bouquet di fiori offerti da ... Daniel.
Lawrence, capito che Daniel è innamorato cotto della tipa, in nome della loro amicizia si dilegua.
Mentre però sta insegnando a bridge, riceve una telefonata di Frank che ha appena conosciuto una certa "Martha" che sembra fatta proprio per lui e che le sta offrendo un tè al parco, anche se nel frattempo Martha si dilegua infastidita dagli approcci troppo diretti di Frank. E' qui che la raggiunge Lawrence, e, carico dei bagagli di lei, la invita a casa sua, deciso a lasciar perdere per una volta i buoni propositi di amicizia con Daniel e Frank e pensare una buona volta alla sua vita.
Ed è qui, a casa, mentre lei dorme, che riceve le telefonate di Daniel, disperato per aver perso l'unico e vero amore della sua vita (sarà poi vero?) e Frank, convinto che Martha sia innamorata di Daniel e dando una dettagliata descrizione del colpo di fulmine raccontatole da lei ai giardini di un uomo con giubbotto di pelle, maglietta bianca e pantaloni kaki che altro non è se non Lawrence!
Finalmente convinto di lei, confida il tutto al suo psicanalista (e così la storia si riaggancia alle scene iniziali) scoprendo poi che il tanto creduto psicanalista fa il costruttore edile (colpa dei due campanelli vicini, alle 5.30 di mattina non si è molto attenti), mentre Martha, svegliatasi all'improvviso, vede una foto con i tre amici e non capisce più nulla: è stata presa in giro o cosa? L'appuntamento chiarificatore è fissato per la mattina dopo al mercato dei fiori.
Chi sceglierà Martha? Daniel, Frank o Lawrence? E resterà a Londra? Oppure prenderà un altro biglietto aereo da 99 dollari per qualsiasi altra destinazione?
Trama ingarbugliata, ma non troppo, il film è leggero, più facile da vedere che da raccontare: il titolo originale è "Martha meet Frank, Daniel and Lawrence" ma la commedia è uscita negli Usa col titolo "The very thought of you" (mistero dei titoli). Tra gli interpreti, la biondissima e simpatica Monica Potter, Rufus Sewell, Tom Hollander e soprattutto Joseph Fiennes, una volta tanto in una parte non "in costume".

martedì, luglio 26, 2005

12 agosto 1944 - Sant’Anna di Stazzema - Lucca

Sant'Anna di Stazzema

Questo non è il titolo di un film, è il nome di una località che ha visto uno dei più atroci massacri della seconda guerra mondiale, compiuto il 12 agosto 1944 da quattro compagnie di SS del secondo Battaglione, la quinta, la sesta, la settima e l'ottava. Un massacro che assieme a molti altri ha visto la luce soltanto con la scoperta dei fascicoli ritrovati in un armadio sigillato per 50 anni.

Vi consiglio la lettura del libro "L’armadio della vergogna" di Franco Giustolisi, del quale vi riporto l’introduzione: "Dentro un armadio, rifilato in un vano recondito della sede della Procura generale militare, in via degli Acquasparta a Roma, sono stati nascosti per sessant'anni i fascicoli contenenti i nomi dei responsabili, nazisti e fascisti di Salò, delle centinaia di stragi che hanno colpito il nostro Paese tra il 1943 e il 1945. Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, Fivizzano, Capistrello, Barletta, Matera e tanti altri comuni colpiti dalla barbarie. Decine di migliaia di vittime. Gente senz'armi, civili in fuga dalla guerra. Per lo più donne, vecchi, bambini. Grazie a quell'armadio gli assassini hanno goduto di sessant'anni di impunità. Ma oggi? Oggi cosa impedisce di sapere? Chi dette l'ordine? Quale fu esattamente? Chi chiederà perdono a nome dello Stato per questa colossale ingiuria?"

Ed infine una poesia:

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo.
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

Salvatore Quasimodo

mercoledì, luglio 20, 2005

Balle spaziali

Balle spaziali

TA-TA-TATA-TA-TATA-TA-TATATATA. E' finita, finalmente è finita la saga di "Star Wars" o "Guerre Stellari": Lucas ha sfornato il 3° episodio quale prequel al 1° o 4° episodio che dir si voglia. Tanto il 3° episodio è buio, catastrofico, negativo, in America è uscito addirittura con l'ingresso vietato ai minori di 14 anni non accompagnati, tanto il 1° è il migliore in assoluto, un film che può essere benissimo visto così com'è, senza sapere cosa c'era prima e cosa avverrà dopo. Ma si sa, le manie di grandezza di Lucas e soprattutto gli incassi di Lucas possono far lievitare il numero degli episodi, peraltro bellissimi sotto il profilo degli effetti speciali.
Ma io assistendo alla visione del 3° episodio "La vendetta dei Sith" non ho potuto fare a meno di ricordare quel carinissimo film intitolato "Spaceballs" o "Balle Spaziali" girato ed interpretato da Mel Brooks (si è ritagliato il ruolo di Yogurth alias Yoda e del Colonello Sandurz), Bill Pullman, Daphne Zuniga, lo scomparso John Candy (canuomo o uomo cane) e Rick Moranis nel ruolo di Darth Vader o Lord Fenner, che nella traduzione italiana diventa Lord Casco Nero.
La trama è solo un pretesto per una deliberata parodia di Guerre Stellari, ma diverse scene riprendono anche Star Trek, Il ponte sul fiume Kwai, Il mago di Oz, Zardoz, Il pianeta delle scimmie, Rambo. Il film si prende gioco anche di vari aspetti culturali degli anni '80, tra cui i fast food ed il merchandising cinematografico: parolacce a go-go, prese in giro della televisione americana, teletrasporti malfunzionanti, problemi ecologici e molto altro ancora ne fanno un film godibile: qui non si parla di forza ma di ... sforzo! Frasi celebri: "Tu hai l'anello, e vedo che il tuo sforzo è grosso come il mio.", oppure "E che lo sforzo sia sempre con voi".
Se riuscite a videoregistrarlo, non perdete la prima sequenza: l'interminabile transito dell'astronave aliena nello spazio profondo dà l'idea di come sarà il film, senz'altro non un capolavoro, alcune scene cadono di ritmo, ma uno dei film di Brooks da rivedere con piacere, assieme a Frankestein Junior e La pazza storia del mondo.

Un amore tutto suo

Un amore tutto suo

Lei, Lucy, bigliettaia e pure orfana in quel di Chicago, è innamorata di lui, sconosciuto manager belloccio che prende la metro ogni mattina. Ma fortuna, o sfortuna, vuole che lui, rapinato da alcuni bruti e caduto sulle rotaie della stazione, venga soccorso da lei e com'è e come non è, al pronto soccorso dell'ospedale viene scambiata per la fidanzata del ricoverato, ora in coma.
La poverina, ignara del prossimo matrimonio, viene accolta per le feste di Natale dalla variopinta famiglia di lui: madre, padre, nonna, sorellina, zio acquisito e dal fratello minore del dormiente, Jack, unico ad essere dubbioso sull'effettiva situazione sentimentale del fratello, sempre circondato da bionde mozzafiato o non da una mora, seppur simpatica, che abita in un mini e il cui figlio del padrone di casa si professa suo fidanzato.
Ma la trama, inizialmente aggrovigliata semplicemente per un piccolo equivoco, viene a risolversi dopo il risveglio dal coma del fratello maggiore: nel frattempo è nata una simpatia, e magari qualcosa di più, fra Lucy e Jack.
Così è la vita: si pensa di amare il bellone figo sicuro di sè ed indipendente, già in procinto prima dell'incidente di sposarsi con una bellona dal naso rifatto ma non ancora separata dal primo marito, mentre poi si sposa il fratello di lui, che costruisce sedie a dondolo, e finalmente andranno in viaggio di nozze a Firenze, come desiderato fin da bambina. Cosa si può volere di più dalla vita?
L'interprete principale, in una delle sue prime commedie, è Sandra Bullock, simpatica, carina, imbranata quanto basta, soprattutto quando, messa alle strette da Jack, rivela a tutti i familiari, quale prova inconfutabile che lei è veramente fidanzata con Peter, che il povero rapinato ha un solo testicolo, causa sfortunata partita a tennis con un amico broker finanziario!
Ve lo consiglio per una serata scacciapensieri, niente più, magari nel periodo natalizio, fa tanto freddo e si sta bene accoccolati sul divano a guardare la tv.

venerdì, luglio 08, 2005

L’occhio che uccide

L'occhio che uccide

Uno dei primi film che mi hanno letteralmente terrrorrrizzato nell'adolescenza è stato "L’occhio che uccide", un film del 1960 di Michael Powell. L’interprete principale è Karl Bohem, ricordate il Principe Giuseppe nella serie della Principessa Sissi? Beh scordatevi le atmosfere bucoliche e Romy Schneider, qui Karl, Mark Lewis nel film, fin da bambino deve sopportare i bizzarri esperimenti sulla paura, ed i suoi effetti sul sistema nervoso, fatti e ripresi in superotto dal padre scienziato.
Da grande, dopo che tutti i suoi parenti sono morti, Mark lavora indovinate un po’, presso uno studio cinematografico londinese, affitta una camera nella casa di una ragazza, Helen Stephens, che un po’ si invaghisce di lui, ma nel tempo libero Mark coltiva un terrificante hobby: ama uccidere donne mentre le riprende con una telecamera per filmare le espressioni di terrore prima di morire.
Evidentemente gli esperimenti del padre hanno lasciato qualche piccola conseguenza… Riuscirà Helen a salvare Mark dalla sua ossessione? Non vi rivelo come vengono uccise le donne, soltanto alla fine del film si scoprirà la verità.
Sembra di guardare un film nel film, come se da spettatori dovessimo diventare guardoni e noi stessi carnefici delle povere vittime (il titolo originale del film è infatti "Peeping Tom" che tradotto significa "Il Guardone").

Sette spose per sette fratelli

Sette spose per sette fratelli

Quand’ero bambina andavo letteralmente pazza per i musical o film musicali: i miei divi preferiti erano Fred Astaire, per la sua leggerezza e perfezione nello stile, soprattutto quando ballava con Ginger Rogers, ma soprattutto Gene Kelly, per la potenza delle sue coreografie (Ballando sotto la pioggia, Un americano a Parigi, e molti altri). Tra la miriade di film di quel periodo fortunato, non mi faccio mai sfuggire per tv "Sette spose per sette fratelli", film di Stanley Donen del 1954 con Howard Keel e Jane Powell.
Rimasti orfani dei genitori, i sette fratelli Pontipee vivono in una casa solitaria tra i monti, facendo i boscaioli e gli agricoltori e si può capire come sette uomini soli sentano la mancanza di una donna che si occupi della loro casa.
E così Adamo (Howard Keel), il maggiore dei fratelli (a proposito, sono tutti chiamati con nomi biblici scelti in ordine alfabetico), sceso un giorno in paese per affari e acquisti, conosce Milly (Jane Powell) e in quattro e quattrotto se la sposa, convinta lei di dover badare ad una graziosa casetta sui monti e a pascoli in fiore.
La verità è che l’aspettano altri sei omaccioni, alquanto rudi e villani a cui pensare e la delusione all’inizio sarà grande, ma la dolce Milly saprà addomesticarli e farne sei bei giovanotti da presentare alle sue amiche nella consueta festa annuale, dove però, a causa di una rissa violenta tra cittadini e i sette montanari, i bei progetti di fidanzamento collettivo vanno all’aria.
Unica soluzione, tralaltro suggerita dalla Bibbia, il ratto delle Sabine: con il favore delle tenebre e prima che una valanga isoli la casa sui monti dalla strada per il paese, sei dolci fanciulle verranno "rapite" e durante l’inverno custodite da Milly. Con la primavera nascerà l’amore e i sei matrimoni saranno allietati dalla nascita di una bambina, figlia di Milly e Adamo.
Ah che bello andar per monti, con un rude uomo che spasima solo per te ed è disposto a tutto per te. Ma se poi penso a tutto quello che bisogna fare in una "fattoria" …

mercoledì, giugno 22, 2005

Passaggio per il paradiso

Passaggio per il paradiso

Ho assistito quest'anno al concerto del Pat Metheny Group al Castello di Udine, per la presentazione del loro ultimo lavoro “The Way up” e questo mi ha fatto tornare in mente un dolcissimo e poco visto film “Passaggio per il paradiso” girato da Antonio Baiocco nel 1996, dove la colonna sonora era stata curata interamente dal mitico Pat.
La trama si direbbe semplice e banale.
Renato, un cinico ed ambiguo detective, si è ormai abituato al suo lavoro: pedina coppie clandestine, fotografa gli adulteri di ambo i sessi e intercetta telefonate.
Scrupoloso e preciso, ma anche un solitario deluso.
Mentre lavora sulle piste di una coppia nella riviera romagnola, accetta di prendere in automobile Martha, una italo-americana attempata e un po' svanita, appena fuggita dal cronicario dove un figlio ed una figlia ingrati l'hanno fatta ricoverare, per godersi una grande e bella casa, che Martha adora (vi è nata e cresciuta fin da bambina) e dove vuole assolutamente tornare per morire fra quelle mura.
L'incontro è fatale per l'investigatore poiché si stabilisce uno strano rapporto fra i due estranei: lei lo rimprovera scandalizzata per la sua attività squallida e anche un po' umiliante ("ma legale") e lui perde il suo tempo nella difficile ricerca di quella mitica villa su strade sbagliate, data la memoria altalenante di Martha, finendo persino impantanato in un bosco presso un laghetto.
Poco a poco, però, i due comunicano: Renato scopre il mondo dell'anziana donna (che dopo la morte del nonno amatissimo, vide una notte apparire nel suo parco un maestoso cervo poi scomparso nel nulla) e rimane colpito dall'egoismo e dalla mancanza di pietà manifestati dai figli di Martha.
Per lui, così avvezzo al realismo della vita e ai tanti squallidi eventi dei suoi clienti, quelle storie tra il fantastico ed il magico, mescolate come sono al realismo dei fatti esposti, sortiscono imprevisti effetti.
Lui e l'anziana donna, in fondo amaramente sola, hanno imparato a conoscersi, vagabondando su strade ignote. Ma la villa di Martha, naturalmente, esiste. Nella causa a lei intentata dai figli, Renato, chiamato a deporre, lo fa in favore di lei.
Tempo dopo, l'immaginazione consente a Renato una visione: penetrato a notte nell'ospizio, egli vede il letto vuoto che era dell'amica, poi la sua persona, seduta come "in attesa" nel parlatorio e infine - nella sua casa - il maestoso cervo uscito dal bosco, venuto a prenderla per accompagnarla in Paradiso.
Da qui il significato del titolo.
Passa rarissimamente per la tv, gli interpreti sono Tchéky Karyo (Renato) e Julie Harris (Martha).
Un consiglio: non lasciatevelo sfuggire oppure videoregistratelo.

E per chi non conoscesse Pat Metheny ed è appassionato di cinema consiglio solo alcuni tra i molti film la cui colonna sonora è stata composta da Pat e Lyle Mays:
· SOTTO TIRO (1984): nel film con Gene Hackman e Nick Nolte, la colonna sonora è di Jerry Goldsmith, ma Metheny appare come solista con la London Symphony Orchestra.
· FANDANGO (1984): nel film girato da Kevin Reynolds, con un giovane Kevin Costner, ci sono circa 9 minuti di musica tratta dall’album di Pat Metheny e Lyle Mays “As Falls Wichita, So Falls Wichita”, nella famosa scena del fandango tra Kevin Costner e la neosposa Suzy Amis.
· IL GIOCO DEL FALCO (1984): nel film girato da John Schlesinger, con Timothy Hutton e Sean Penn, oltre al tema principale “This is not america” di David Bowie, le musiche della colonna sonora sono state composte e arrangiate da Pat Metheny and Lyle Mays.

mercoledì, giugno 08, 2005

Addio Mrs. Robinson

Anne Bancroft

Il cinema mondiale piange la scomparsa di Anne Bancroft.
L'attrice, famosa soprattutto per aver recitato nel ruolo di Mrs. Robinson nel leggendario film “Il Laureato”, si è infatti spenta dopo una lunga malattia, all'età di 73 anni.
A darne la notizia è stato il marito della donna, l'attore e regista Mel Brooks, al suo fianco da oltre 40 anni.
La Bancroft, nata nel 1931 a New York nel Bronx, da una famiglia di immigrati italiani (il suo vero nome era Anna Maria Italiano), è stata un'attrice di grande talento, con quattro nomination agli Oscar e una vittoria per la sua interpretazione della maestra della ragazza cieca nel celeberrimo film “Anna dei Miracoli”.
A tutto questo vanno aggiunti i successi anche nel teatro e nella televisione, che gli sono valsi altri grandi riconoscimenti.
Ma, anche suo malgrado, Anne viene e verrà ricordata soprattutto per il ruolo della ricca amante di Dustin Hoffman proprio ne “Il Laureato”, un film che ha fatto epoca, sia dal punto di vista della tematica, scottante per l'america perbenista degli anni '60, sia per l'indimenticabile colonna sonora firmata Simon & Garfunkel.

martedì, maggio 10, 2005

Man on the moon

Man on the moon

Andy Kaufman, considerato uno degli artisti più innovativi, eccentrici ed enigmatici degli anni settanta, era un comico poco conosciuto da noi, interprete di una sit-com “Taxi” assieme ad alcuni giovani attori poi diventati famosi, come Danny De Vito. Il film è una sua biografia: dalle prime performance nella cameretta da letto, agli esordi nei bar e locali di New York, fino all’incontro fortunato a Los Angeles con George Shapiro, agente famoso ad Hollywood.
Andy era un artista particolare, non il classico comico come John Belushi: magistrale nel raggirare il pubblico, Kaufman riusciva a provocare fragorose risate, gelidi silenzi, lacrime o schiamazzi, era capace davanti ad un pubblico adorante di rifiutarsi di imitare Elvis Presley o Latka, abitante dell’isola Caspia, ma di leggere (in versione integrale!) il Grande Gatsby di Fitzgerald. Ha sempre optato per scelte ardite nel fare audience: scene mute, incontri di wrestling contro sole donne, e l’esibizione di un suo alter-ego, Tony Clifton, cantante scurrile e arrogante quanto Andy era tenero e simpatico.
Come John Belushi anche Andy è venuto a mancare troppo presto: il film riassume anche i tentativi di cura mediante la medicina olistica o il chirurgo (?) a Manila, nelle Filippine, ultimo tragico tentativo per arginare il tumore al polmone che l’ha portato alla morte a soli 35 anni.
Andy nel film è interpretato da Jim Carrey, bravissimo nelle parti comiche come in quelle drammatiche. Ottima colonna sonora, curata dai R.e.m. che già avevano dedicato a Andy il singolo "Man on the Moon" e replicano qui con "The Great Beyond".

martedì, maggio 03, 2005

Green Card - Matrimonio di convenienza

Green Card

Lui è francese, musicista in crisi di ispirazione, che si arrabatta a fare lavori saltuari come cameriere in quel di New York e ha un disperato bisogno di una green card, senza la quale i cittadini stranieri non possono vivere e lavorare negli Stati Uniti.
Lei è americana, appassionata di botanica, fidanzata non molto convinta di esserlo, e vorrebbe tanto affittare un appartamento meraviglioso a Manhattan, ideale per lei perché contiene una serra, ma i proprietari intendono affittarlo solo ad una coppia sposata.
Come risolvere questi due problemi? Semplice! Con un matrimonio di convenienza: grazie ad un amico comune, lui incontra lei davanti all’incaricato del municipio, pronunciano le frasi di rito, si scambiano gli anelli, e il gioco è fatto. Ognuno poi prende la sua strada, lui per l’ennesimo ristorante, lei per il suo magnifico appartamento a piantare crochi e roseti.
Ma… c’è un piccolo piccolo problema: due incaricati dell’Ufficio Immigrazione si presentano a casa di Bronte (Andie McDowell), novella sposina, per chiedere alcune informazioni a lei e al marito George (Gerard Depardieu) e per verificare se effettivamente vivono assieme, e così i due sono costretti a vivere insieme alcuni giorni per imparare a memoria una storia accettabile sulla loro presunta vita coniugale, lasciando all’oscuro Phil, il fidanzato di lei, e i genitori della ragazza, capitati all’improvviso per una “visitina”.
George è un uomo corpulento, dai modi rozzi, con studi irregolari, ma possiede una grande sensibilità musicale e il suo sogno è fare il compositore, mentre Bronte è una raffinata intellettuale, appartenente alla buona società, insomma i due fanno faville assieme, litigano e discutono di tutto, ma soprattutto imparano a conoscersi, a stimarsi ed infine ad amarsi, pur non ammettendolo.
Purtroppo quello che sembrava un inizio di un vero matrimonio, viene rovinato dal nome di una crema per il viso “Monticello”, usata da Bronte, nome dimenticato da George durante il colloquio davanti agli ispettori dell’Ufficio Immigrazione.
Quando egli viene arrestato per essere rispedito in Francia, Bronte lo raggiunge piangendo, e i due si abbracciano e si baciano appassionatamente. Sembra certo che presto saranno effettivamente marito e moglie.

Di questo film amo: Gerard Depardieu (attore sensualissimo) e Andy McDowell (bellissima testimonial di L'Oreal), l'appartamento (mitica la serra all'interno), la musica di Mozart (Concerto in C per flauto e arpa) e le canzoni di Enya.

sabato, aprile 23, 2005

La febbre

La febbre

Mario Bettini, un ragazzo normale, pieno di idee ma senza i soldi per realizzarle, vorrebbe, come molti, aprire un locale assieme agli amici ma, come pochi, è disposto a soffrire per raggiungere il suo scopo: sa che dovrà accettare un momento di "vita provvisoria" in attesa di iniziare a vivere quella dei suoi sogni.
E' così si ritrova a lavorare come impiegato comunale in quel di Cremona, affiancato ad un collega prossimo alla pensione, e costretto a scoprire che la realtà lavorativa non è quella che si era immaginato: lui così pieno di entusiasmo, acuto e sincero, viene visto con sospetto, guardato con invidia e come fosse una malattia - una febbre - da allontanare prima che arrivi a contagiare qualcun altro.
Ma nello squallore della disillusione, tra bassi profili e meschinità, c'è spazio per un po' di luce, c'è Linda, calabrese che per pagarsi gli studi fa la cubista in un locale.
Fabio Volo ha già lavorato con il registra D'Alatri in "Casomai" e direi che non è male come attore, pur essendo alle prime esperienze; bellissima e solare Valeria Solarino che interpreta Linda: nel complesso un bel film che rispecchia - ahimè troppo bene - gli ambienti degli uffici pubblici.
Imperdibile e bellissima la colonna sonora, con tantissime canzoni dei Negramaro, gruppo emergente con all'attivo due album, grazie al fiuto di Caterina Caselli.
Film da vedere per discuterne poi tra amici.

domenica, aprile 10, 2005

Il miglio verde

Il miglio verde

Paul Edgecomb, anziano sovrintendente del braccio della morte in un carcere nel sud degli States, racconta a un'amica l'incredibile vicenda di cui fu protagonista, nel 1935, il prigioniero John Coffey, condannato alla pena capitale per l'omicidio di due bambine. Dotato di poteri soprannaturali, John farà "vedere" con altri occhi ad Edgecomb il "miglio verde", il tratto di linoleum verde che separa le celle dalla sedia elettrica.

Può un topolino rubare la scena a un attore come Tom Hanks, 2 premi Oscar all'attivo? In questo film sì!
Il regista Darabont ritorna a girare una film di genere carcerario (dopo "Le ali della liberta'") e tratto sempre da un testo del re dell'horror Stephen King.
Il gigantesco Michael Clarke Duncan, Coffey nel film, è stato guardia del corpo e attore tv, qui è al suo primo ruolo importante, mentre Edgecomb anziano è interpretato da Dabbs Greer, al suo centesimo film sul grande schermo.

Nella società degli uomini

Nella societa' degli uomini

Chad e Howard sono due "colletti bianchi" di una grande azienda. Recentemente abbandonati dalle rispettive fidanzate e terribilmente frustrati sul piano professionale, durante uno stage di sei settimane in una succursale dell'azienda, si confidano le loro insoddisfazioni. Decidono così di vendicarsi dei torti subiti giocando ad un crudele "gioco": sedurre una ragazza per poi umiliarla quanto più possibile e ridere di lei.

La malcapitata vittima di questo sadico complotto è una donna bella ma sordomuta. Lo scherzo si trasforma pian piano però in una violenta e subdola lotta di potere tra i due, per determinare la propria supremazia su questa povera donna a cui verranno inflitte le peggiori crudeltà.

Cattivo, misogino, crudele, bastardo, è comunque un film da vedere, ha scatenato inevitabilmente dibattiti accesi per la messa in scena.
Bravi gli attori: Chad è Aaron Eckart, visto in Erin Brockovich con Julia Roberts, Stacy Edwards, la vittima sordomuta, ha lavorato in una classe per non udenti e ha imparato il linguaggio dei segni.

Il paziente inglese

Il paziente inglese

Guardando questo film mi sono innamorata del... meraviglioso guardaroba di Kristin Scott Thomas! E sì, il conte Lazslo de Almasy (Ralph Fiennes) mi sta anche un po' antipatico, con quell'aria così sicura e strafottente di eroe che con il proprio aereo precipita nel deserto nordafricano sopravvivendo miracolosamente. Di lui si prende cura una dolce infermiera canadese Hana (una bravissima Juliette Binoche) che lo nutre, gli somministra morfina per attenuare il dolore delle ferite (dell'anima?) e delle piaghe che ricoprono tutto il suo corpo. E gli legge un libro che lo riporta con piacevoli ma anche dolorosi flash-back a quando conobbe Katherine (una bellissima Kristin Scott Thomas).
Atmosfere sospese per un'Africa che ti entra nel cuore per non abbandonarti mai più...

Candidato a 12 Oscar, ne ha vinti ben 9 e due Golden Globe. Nelle riprese appare anche l'Hotel des Bains di Venezia, come sede dello Shepheard's del Cairo.

venerdì, aprile 08, 2005

M il mostro di Dusseldorf

M il mostro di Dusseldorf

Germania, anni trenta, un uomo qualunque si aggira per le strade fischiettando, ma è ricercato dalla polizia e dal mondo della criminalità che, stranamente alleati, hanno deciso di catturare questo mostro, pedofilo assassino di bambini, figura tragica di ammalato incurabile che specchiandosi di spalle vede riflessa sulla schiena la lettera "M" (murder=assassino).

Il film non rivela la fine del colpevole, processato sommariamente dalla criminalità ma "liberato" dalla polizia, ma resta uno dei primi esempi di pellicola sonora in Germania, soprattutto per l'uso della musica, punto chiave della trama.

Il motivo fischiettato da Franz Becker (un grandissimo Peter Lorre) è tratto dalla suite del "Peer Gynt" di Edvard Grieg ed è grazie a questo dettaglio che un cieco riconoscerà il serial killer proprio per questa abitudine.

Non ho mai visto un film dove si fumi così tanto e continuamente, incessantemente, sia che si tratti dei criminali, sia che si tratti della polizia, sopratutto sigari, quasi a sottolineare ancor più la difficoltà nelle indagini per arrestare il pedofilo.

Pur essendo del 1931, lo trovo un film molto attuale, alla luce delle ultime notizie di cronaca.

Il cielo sopra Berlino

Il cielo sopra Berlino

Damiel (Bruno Ganz) e Cassiel (Otto Sander), due angeli, scendono dal cielo sopra Berlino sulla città per osservare il comportamento degli umani, la loro disperazione, senza potere far nulla in realtà per salvarli. Alla fine Damiel si innamora di una bella trapezista dal cuore puro e per questo perderà la sua condizione di angelo.

"Sai, io credo che ognuno di noi abbia un angelo, un angelo sopra di sè, un angelo che sente quello che non si dice, ma se è così, allora non c'è segreto che resista un po', sanno di noi le frasi più violente, quelle che non usciranno...

Divini messaggeri di tutti i miei pensieri, all'infinita linea di confine voi, vicina vibrazione, un'altra piccola illusione all'infinita linea dei minuti e poi, è questione di tempo..." (da "Angeli" dall'album "Prima dell'alba" di Madreblu - 1997).

Dimenticate il remake "City of Angels" con Nicholas Cage e Meg Ryan, l'unico vero "angelo" è Bruno Ganz.

American Beauty

American Beauty

Lester Burnham ha superato i 40 anni e trascina un’esistenza monotona tra la sua villa da benestante, il lavoro di pubblicitario presso un giornale e la grigia vita familiare. Carolyn, la moglie, è interamente concentrata sulla sua carriera di agente immobiliare e Jane, adolescente, ha tagliato i ponti di dialogo con i genitori.

Fin qui sembra il classico film di contrasto generazionale tra quarantenni annoiati dalla vita moderna e figli con la voglia di scappare da una quotidianità asfissiante ma ...

"Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme ed è troppo, il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare, e poi mi ricordo di rilassarmi e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia e io non posso provare altro che gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando ne sono sicuro, ma non preoccupatevi, un giorno l'avrete".

Questa è l'ultima battuta che riassume tutto il film, sopravvalutato o sottovalutato, decidetelo voi.

Come si fa a non apprezzare un attore come Kevin Spacey?

mercoledì, marzo 30, 2005

Ballroom - Gara di ballo

Ballroom gara di ballo

Perhaps perhaps perhaps ... Avete mai ballato una bachata? O una rumba? No? Dopo aver visto questo film sarete pronti ad iscrivervi a una delle tante scuole di ballo che ci sono in Italia e abbandonarvi ai passi ritmati del ballo latino-americano!
Il film è australiano, il regista è Baz Lurhmann, qualche anno prima di "Romeo+Juliet" e "Moulin Rouge", gli attori sono pressochè sconosciuti, ma la storia di questi due ballerini, lei goffa e bruttina, lui ribelle alle regole delle sale e innovatore della danza, è coinvolgente per le coreografie e per i personaggi di contorno, tutti impomatati e pieni di lustrini e bruciati dal sacro ardore per la "danza" nelle balere dei concorsi nazionali e regionali.

E allora via alle danze !!!

Hell's angels

Hell's angels

C'era una volta un multimiliardario texano industriale, rimasto orfano di padre alla giovane età di 21 anni, che vuole dedicarsi al cinema e si trasferisce a Hollywood e come produttore, oltre che regista come in questo caso, diventa una leggenda.

Sto parlando di Howard Hughes, aviatore, playboy, inventore, ingegnere, e altro ancora, che decise di girare questo film, inizialmente muto, arrivando a spendere la cifra iperbolica, nel 1929, anno della depressione statunitense, di 4 milioni di dollari, con incredibili riprese aeree e alcune scene in technicolor, novità di quei tempi.

Helen, la donna amata nel film dai due fratelli Roy e Monte, entrambi arruolati come piloti nei Royal Fighting Corps allo scoppio della prima guerra mondiale, è la semisconosciuta Jean Harlow, lanciata con questo film come nuova bomba sexy del cinema a stelle e strisce e prematuramente scomparsa a soli 26 anni.

Viale del tramonto

Viale del tramonto

Mentre il suo cadavere galleggia nella piscina di una villa, la voce fuori campo dello sceneggiatore Jillis (William Holden) ripercorre la storia della sua relazione con Norma Desmond (Gloria Swanson), anziana diva del muto che vive isolata con il maggiordomo (Eric Von Stroheim), immersa nel culto del passato e nella vana attesa di ritornare sul set. Jillis vuole scriverle una sceneggiatura e ne diventa il mantenuto, l'amante e infine la vittima.

Undici nomination e tre Oscar vinti (per soggetto e sceneggiatura, scenografia e colonna sonora) per questo che è uno dei più crudeli film su Hollywood e che forse non si discosta molto da quello che succede alle star di oggi sulle colline di Los Angeles. Gloria Swanson era effettivamente una diva ormai caduta nell'oblio con l'avvento del cinema sonoro: il film che viene proiettato nella villa "Queen Kelly" era stato diretto proprio dal "maggiordomo" Von Stroheim con lei come protagonista.

Piccole chicche le presenze in casa della diva in declino: Buster Keaton e Cecil B. De Mille.

Una storia vera

Una storia vera

Alvin Straight, 73 anni, vive a Laurens, in Iowa, con la figlia Rose. Saputo che il fratello Lyle è stato colpito da infarto, decide di intraprendere un viaggio attraverso l'Iowa e il Wisconsin, passando il Mississippi, a bordo di un ... tosaerba del 1966! Il fratello ha interrotto i rapporti con lui da molti anni e ora teme di non avere più il tempo di riappacificarsi. Dopo sei settimane e vari incontri ed imprevisti, riuscirà a raggiungere il fratello.

Il film è basato su una storia vera, accaduta nel 1994, proprio a Laurens nell'Iowa. Chi pensa che David Lynch sia famoso solo per "Twin Peaks" o "Velluto Blu" o "The Elephant Man" si stupirà nel vedere questo piccolo semplicissimo film così diverso dai suoi film più noti.

domenica, marzo 20, 2005

L'ultimo imperatore

L'ultimo imperatore

Ok, sono pronta, rilassata, concentrata.
Il film inizia, è di Bernardo Bertolucci, narra la vita straordinaria di Pu Yi, l'ultimo imperatore della Cina, dal 1908 agli inizi della rivoluzione maoista, passando per gli anni venti e trenta con Pu Yi playboy in esilio, fantoccio in mano agli invasori giapponesi ed infine prigioniero dei sovietici nel 1946. O almeno è quello che speravo di vedere perchè... arrivata alla "cacchina" imperiale, mi coglie un sonno pesante che non lascia scampo.
Ebbene sì, lo ammetto, "L'ultimo imperatore" è il film in assoluto che concilia il sonno più di ogni altro, sarà costato anche 33 milioni di dollari, tre anni di preparazione tra sopralluoghi, riprese e montaggio, 60 personaggi, 19.000 comparse, sarà anche un film indipendente dalle major, ma è così piacevole addormentarsi sulle sue splendide immagini...

Le iene

Le iene

Il boss Joe Cabot organizza con il figlio Eddie una rapina a un grossista di diamanti e per evitare complicazioni raduna una banda di sei professionisti a cui - per ragioni di segretezza - assegna dei nomi di comodo. Il colpo riesce, ma lascia dietro di sè una lunga scia di sangue, visto che i rapinatori trovano i poliziotti pronti ad aspettarli. E' evidente che qualcuno ha tradito, ma chi?
Potrebbe essere stato Mr. White (Harvey Keitel)?
Oppure Mr. Orange (Tim Roth)?
O ancora Mr. Pink (Steve Buscemi)?
O forse Mr. Blonde (Michael Madsen)?
O magari Mr. Blue (Eddie Bunker)?
Quentin Tarantino (Mr. Brown) debutta nella regia con questo film, girato in sole cinque settimane nella zona di Los Angeles, mietendo grande successo di critica al Festival di Cannes.
M I T I C A la resa dei conti tra i rapinatori.

La finestra di fronte

La finestra di fronte

"Lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore ... io non ce l'ho fatta..."
Con queste ultime parole Massimo Girotti si congeda da Giovanna (Mezzogiorno) e dal mondo del cinema, nell'interpretazione di un deportato medaglia d'oro per aver salvato molti ebrei nella Roma del 1943 ne "La finestra di fronte" di Ferzan Ozpetek.
La sua sola presenza, i suoi minimi accenni ed espressioni meritano la visione di questo film.

venerdì, marzo 11, 2005

Ricomincio da capo

Ricomincio da capo

La “Festa della marmotta” è una tradizione che esiste da più di due secoli in Pennsylvania e deriva dalla festa della Candelora e come ogni anno, il 2 febbraio, il meteorologo televisivo Phil (Bill Murray) si reca a Punxsutawney (località impronunciabile!) per sapere se la primavera sarà precoce o se continuerà ancora l’inverno.
Egocentrico e arrogante, Phil ha solo fretta e vuole tornarsene in città dopo il servizio.
Ma il destino ha in serbo per lui una sorpresa inquietante: il tempo si blocca e a ogni risveglio Phil si ritrova a vivere “il giorno della marmotta”, incontrare sempre le stesse persone, rivivere sempre le stesse situazioni.
Dopo essersi trasformato in irrefrenabile Don Giovanni, aver tentato più volte e inutilmente il suicidio, finalmente Phil utilizzerà l’eterno 2 febbraio per diventare un uomo migliore, più disponibile verso il prossimo, arrivando a conquistare la dolce Rita (Andie MacDowell).
E finalmente l’incantesimo si spezzerà.

Mi piace rivedere questo film perché ha quel senso di leggerezza e simpatia che ti fa vedere la vita con meno arroganza e ipocrisia: cosa farei se succedesse davvero?

C'era una volta in America

C'era una volta in america

Una tazzina di caffè, una charlotte russa con panna e ciliegina, una colonna sonora indimenticabile. "C'era una volta in America" è già dal titolo un film che fa allusione al tema della memoria. Si tratta della memoria storica del protagonista, che nel 1968 ritorna dopo trentacinque anni, oramai anziano, sui luoghi che lo hanno visto crescere e diventare, da piccolo teppista di periferia, uno spregiudicato gangster. Gli attori? Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, Treat Williams, Burt Young, Joe Pesci, William Forsythe e molti altri.
E’ il grande addio di Sergio Leone al cinema, una straordinaria alternanza di piani temporali per raccontare la fine di un'epoca, la fine di un'amicizia e la fine di un amore.
Alcuni eccessi di violenza disturbano, pur rappresentati in nome del realismo, ma il risultato finale è pura poesia.
Lo sto rivedendo in DVD (due dischi con contenuti speciali), ma ahimè non ho trovato Robert De Niro doppiato come sempre da Ferruccio Amendola, nè tantomeno le voci dei doppiatori della versione che trasmettono per tv. Che peccato!

giovedì, marzo 10, 2005

Stand by me

Stand by me

Una storia semplicissima: quattro ragazzini, Gordie, Chris, Teddy e Vern decidono un giorno di andare alla ricerca del cadavere di un coetaneo e uniti da un'amicizia sempre più salda vivranno il loro piccolo momento di gloria, la loro estate indimenticabile.
Una trama che si riassume in pochissime parole per una storia di incredibile umanità e dolcezza, di nostalgia per le lunghe giornate estive passate con gli amici.
Tutto questo è “Stand by me”, film bellissimo tratto dal racconto migliore e più geniale della raccolta “Stagioni diverse” dello scrittore horror Stephen King.
I quattro attori purtroppo si sono persi per strada, il promettente River Phoenix (Coppa Volpi a Venezia per il film “My Own Private Idaho” di Gus Van Sant) è morto per un mix di droga e alcool, mentre Corey Feldman oltre ai “Goonies” è riapparso in “Dicky Roberts” nella parte di se stesso (!).

Nuovo Cinema Paradiso

Nuovo Cinema Paradiso

Ho aperto questo blog sul cinema e i suoi film e perché non cominciare con “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore? Un film pensato a lungo, tagliato e rimontato diverse volte, stroncato inizialmente da molti critici, rifiutato dal Festival di Berlino, accettato finalmente a Cannes dove ha il Gran Premio Speciale della Giuria.
Salvatore (Jacques Perrin), affermato regista a Roma, tornato in Sicilia nel suo paese natale di Giancaldo per i funerali di Alfredo (Philippe Noiret), il proiezionista del cinematografo parrocchiale, va indietro con la memoria all’amicizia tra i due, alle vicende del paese, ai primi amori, alle sorti del cinemino.
Memorabile la scena dove “l’ultima pizza” lasciata da Alfredo e proiettata da Salvatore contiene un montaggio di tutti i baci “tagliati” a suo tempo dalla censura (il parroco del paese…) e la musica indimenticabile del maestro Ennio Morricone.

mercoledì, marzo 09, 2005

Benvenuti!

Ciao a tutti, questo è il mio primo post in assoluto.
Dal titolo del mio blog si dovrebbe intuire di cosa parlo e parlerò in futuro... di film naturalmente, appena usciti al cinema o riproposti in tv, di qualsiasi genere, regista, interprete o casa produttrice.

Aggiornamento del 10 giugno 2005:

Questi sono i 10 Comandamenti del Blogger, tratti da Tommaso Weblog, www.tomlabs.com

1. Apri un blog
2. Non ti sentire in colpa se non hai abbastanza tempo per il blog
3. Scrivi solo quando puoi
4. Scrivere deve essere un divertimento mai dovere
5. Non ti preoccupare se ti sei dimenticato di scrivere qualcosa di importante. Non potrai mai scrivere tutto quello che desideri
6. Ricordati che sei mortale. Il tuo tempo è finito, mentre le cose da raccontare infinite.
7. Ricordati che quello che scrivi sarà eterno.
8. Non giudicare mai nessuno dai suoi post. Non tutti sono quello che scrivono.
9. Non ti dimenticare mai che hai una ragazza, una moglie, dei figli; e se non li hai smettila di scrivere sul blog ed esci di casa.
10. Cerca di essere felice.

Buona lettura!

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o(_('')('') Roberta