lunedì, dicembre 18, 2006

Freaks

Freaks

Immaginate di trovarvi in un circo dove non ci sono animali, ma solo trapeziste, ballerine, pagliacci, uomini forzuti e... loro, i freaks, i mostri, errori della natura che si esibiscono al pubblico nella loro deformità: le gemelle siamesi, l'uomo tronco, la donna barbuta, lo scheletro umano, i nani.
E sarà proprio un nano ad innamorarsi di una trapezista bella e "normale", disposta a sposarlo pur di entrare in possesso della ingente eredità, per poi ucciderlo lentamente col veleno, complice il suo amante.
Ma i suoi piani vengono scoperti e la vendetta dei freaks non si farà attendere...
Film maledetto del 1932 diretto da Tod Browning, per oltre trent'anni bandito dai cinema della Gran Bretagna, ha visto notevoli vicissitudini: attualmente, la versione del film reperibile nelle videoteche è di soli 62 minuti, causa il taglio di molte scene all'epoca ritenute troppo "forti" e per questo censurate, e in versione originale con i sottotitoli in italiano.
Questo film colpisce perchè comunica che la mostruosità non è necessariamente legata alla diversità dell'individuo, ma molto spesso è nascosta ed esplode proprio nella normalità della singola persona, ed è forse questo che spaventa veramente guardando questa pellicola.
Imperdibili restano la scena del matrimonio, dove i freaks accolgono tra loro la sposa al coro di "Uno di noi, uno di noi, uno di noi" e la scena finale della "trasformazione" di Cleopatra.

I tre giorni del Condor

I tre giorni del Condor

A volte bastano pochi elementi per fare un buon film: il regista, in questo caso Sidney Pollack, il protagonista, un Robert Redford all’apice della carriera, una giovane donna, la bellissima Faye Dunaway, una trama intrigante, un thriller con risvolti politici sullo sfondo, e una fotografia scintillante. Condor, nome in codice di Joe Turner/Robert Redford, è un agente della Cia che lavora presso un’agenzia dove vengono esaminati libri, giornali, riviste alla ricerca di messaggi in codice nascosti, purtroppo unico superstite del suo gruppo e per questo costretto a scappare senza sapere il perché, braccato dai suoi stessi “colleghi” e costretto a rifugiarsi presso l’appartamento della giovane Kathie/Dunaway pronta per una vacanza sugli sci.
Cosa può essere successo? Perché questa carneficina? E perché questa scia di sangue che continua e coinvolge altri personaggi? Lo scoprirete solo vedendo il film!
N.b.: sono rimasta affascinata dalle particolari fotografie in bianco e nero scattate da Kathie/Dunaway e non ho ancora scoperto l’autore...

Peter Boyle

Peter Boyle

Il personaggio della Creatura in “Frankestein” di Mary Shelley ha visto al cinema importanti interpretazioni, in primis Boris Karloff e più di recente Robert De Niro, ma l’unica commedia tratta da questo cupo romanzo è “Frankestein Junior” di Mel Brooks. E come non dimenticare Peter Boyle nel ruolo della Creatura?
Scomparso in questi giorni a soli 71 anni, famoso negli Usa per il suo ruolo nella sit-com “Tutti amano Raymond”, io lo voglio però ricordare anche per un’altra interpretazione, quella di un matto in “4 pazzi in libertà”. Assieme a lui recitano “pazzamente” Michael Keaton, Christopher Lloyd e Stephen Furst, tutti e quattro in cura presso un ospedale psichiatrico: Keaton è un giovane scrittore ricoverato per attacchi di collera violenta, Lloyd si crede uno psichiatra, Furst parla pochissimo e solo con un linguaggio da cronista, mentre Boyle, prima della crisi mistica pubblicista di successo, si crede nientepopodimenoche Gesù Cristo!
Lasciati da soli a New York, con il loro medico accompagnatore in gravi condizioni in ospedale perché testimone di un omicidio, faranno di tutto per scoprire i colpevoli del misfatto e nel frattempo anche a ritrovare la lucidità perduta prima del ricovero in ospedale. Gli attori sono tutti bravissimi, ma memorabile resta lo spogliarello in chiesa di Peter Boyle, con tutte le conseguenze del caso...
Imperdibile in DVD, passa raramente in tv ed a orari impossibili.

giovedì, novembre 23, 2006

Addio Robert

Robert Altman

Robert Altman, il grande regista americano, scomparso a 81 anni, aveva appena ricevuto l’Oscar alla carriera. Da "M.A.S.H." a "Radio America" a "Nashville" il ritratto mai convenzionale di un paese controverso. «Ho sempre pensato che questo premio significasse la fine. Ma io ho in programma di continuare a girare film fino a quando durerò, e fino a quando la gente mi consentirà di farli». Aveva torto Robert Altman, che è morto lunedì notte in un ospedale di Los Angeles. Quel premio Oscar alla carriera, ricevuto a marzo da Meryl Streep e Lily Tomlin dopo averlo sfottuto, significava sul serio la fine. A maggio, per la verità, era riuscito a finire A Prairie Home Companion, ma lui stesso aveva avvertito: «E' un film sulla morte».
Fonte: La Stampa.it

Non sono per niente d'accordo, altrimenti si comincerebbe a pensare che gli Oscar portano veramente sfortuna, come nel caso delle ultime premiate come migliori attrici e successivamente separate dai rispettivi compagni e mariti!

E comunque anche senza Oscar Robert Altman era e rimane un grande, anticonvenzionale regista che ci ha aiutato a capire, e magari anche a comprendere, le contraddizioni dell'America di ieri e di oggi.

lunedì, novembre 13, 2006

Fascisti su Marte

Fascisti su Marte

Su Wikipedia Corrado Guzzanti, nato a Roma il 17.5.65, è definito un comico italiano.
Tra i suoi personaggi ricordo il regista Rokko Smitherson, l’adolescente coatto Lorenzo, il messia Quelo, la conduttrice televisiva Vulvia (che gambe!), il poeta Brunello Robertetti, ma anche le imitazioni di molti famosi, Venditti in primis, Funari, Rutelli, Bertinotti, Fede, Prodi...
Ma Corrado è molto di più: è un inesauribile autore di testi e strisce satiriche televisive che hanno lasciato il segno, e forse perché in tv le cose più belle vanno viste a puntate forse “Fascisti su Marte” ha pagato la caratteristica di lungometraggio e ripeto forse avrebbe avuto maggior audience centellinato a livello televisivo.
Per quale motivo? Perché il film è ambizioso, ricco di trovate: lo spunto è la conquista di Marte, il famoso pianeta “rosso”, e dei Mimimmi suoi abitanti (!), da parte del gerarca Barbagli e di cinque arditi, il tutto narrato e ripreso in stile documentario come quelli dell’Istituto Luce e con una colonna sonora ricchissima che raccoglie canzoni d’epoca, brani di musica classica e parodie delle canzoni fasciste.
Insomma, una vera e propria indigestione!
Speriamo di rivederlo presto a puntate in tv, sarebbe un bel regalo di Natale.

Jack Palance

Jack Palance

Faccia da cattivo per eccellenza (alzi la mano chi non ha detto almeno una volta: ma quell’attore lì dove l’ho già visto?) scomparso il 10 novembre scorso all’età di 87 anni, Jack Palance ha partecipato a più di 100 film, girati anche in Italia, e ha visto premiata la sua carriera, caso strano, con Oscar e Golden Globe nel 1992 come migliore attore non protagonista nel film commedia (!) “Scappo dalla città, la vita, l’amore e le vacche”.
Come se tutti i western, noir, film drammatici girati non avessero dimostrato ampiamente la bravura e la fama da duro del nostro Jack!
Com’è strano il mondo del cinema: un attore recita per tutta una vita e vince un Oscar per un ruolo dove muore d’infarto a metà film… salvo poi tornare nel sequel!

lunedì, novembre 06, 2006

Tornando a casa

Tornando a casa

“Tornando a casa”, vincitore dell’Oscar come miglior attore (John Voight), miglior attrice (Jane Fonda) e miglior sceneggiatura, è uno dei molti film riguardanti il Vietnam.
Luke (Voight) è un reduce rimasto paralizzato alle gambe, Sally (Fonda), sposata ad un capitano tuttora impegnato nel sud-est asiatico, collabora come volontaria in un ospedale per gli invalidi reduci dove è anche ricoverato Luke. E qui, un po’ per compassione e un po’ per l’attrazione fisica che suscita, Sally si innamora di Luke e i due cominciano a frequentasi anche dopo la dimissione dall’ospedale. Ma il marito torna e viene a sapere della relazione della moglie, che nel frattempo partecipa alle manifestazioni pacifiste organizzate dallo stesso Luke. L’orgoglio ferito del marito (interpretato da Bruce Dern) potrebbe riscattarsi solo con l’uso della violenza ma…
Ho trovato questo film riordinando vecchie videocassette e l’ho rivisto con piacere. Sono passati ormai 28 anni dalla sua uscita nelle sale, del Vietnam non parla più nessuno, ma questa pellicola secondo me deve essere stato un ennesimo tentativo di far comprendere la crudezza della guerra e le conseguenze fisiche ma soprattutto psicologiche a cui sono andati incontro quelli che, volontari o meno, vi hanno partecipato.
Con amarezza però penso che non sia stato fatto ancora abbastanza…

giovedì, ottobre 12, 2006

Shall we dance?

Shall we dance?

Alcuni anni fa avevo iniziato un corso di ballo da sala, poi interrotto per i troppi impegni del periodo, ma quello che mi hanno lasciato quelle cinque lezioni l'ho ritrovato rivedendo "Shall we dance?", film senza pretese dedicato al mondo del ballo.
Richard Gere, avvocato specializzato in testamenti, sposato felicemente con Susan Sarandon, con due figli adolescenti, decide un giorno di prendere lezioni di ballo da principiante, attratto dall'insegna luminosa di una scuola vista ogni sera dalla metropolitana rientrando a casa.
Ed entrerà in un mondo che non avrebbe mai immaginato: prima timidi passi impacciati e poi intere coreografie per prepararsi ad uno dei tanti concorsi per dilettanti a cui assisterà anche la moglie, insospettita dalle sue assenze e avvisata da un detective privato delle ingenue "scappatelle" del marito.
Tutto si risolve per il meglio: Richard comincerà a ballare con la moglie per condividere la passione per il ballo, il collega avvocato finalmente deciderà di fare outing in ufficio sbandierando la sua passione per la rumba e il tango innamorandosi pure della partner, e anche Jennifer Lopez (ah sì dimenticavo c'è anche lei nel film) riprenderà ad esercitarsi nel ballo per vincere in Inghilterra.
Il film scarseggia purtroppo di coreografie, speravo in maggiori scene di ballo, ma quello che è importante è che ballare ti dà serenità, quando sei sulla pista non devi fare altro che abbandonarti e lasciarti guidare dal tuo partner e ascoltare la musica e seguire il ritmo: il ballo è qualcosa che arriva all'anima e ridà respiro e gioia in chi lo pratica.
E allora, ben venga un valzer e una mazurka (sono i soli balli che ho imparato, sigh) e i brutti pensieri e le preoccupazioni quotidiane volano via!

mercoledì, ottobre 04, 2006

Nuovomondo

Nuovomondo

Avevo già parlato di Emanuele Crialese con "Respiro" e con sorpresa l'ho riscoperto con questo nuovo film, premiato all'ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, e candidato per l'Italia a concorrere ai prossimi Oscar come miglior film straniero.
Interpretato dal suo attore feticcio Vincenzo Amato, assieme alla francese Charlotte Gainsbourg, alle prese con l'emigrazione dall'Italia verso l'America dei primi del secolo scorso, dove gli italiani appena arrivati ad Ellis Island, dovevano sottoporsi ad umilianti test di ammissione prima di poter finalmente sbarcare sulla "terra promessa".

Non so altro della pellicola, aspetto di vederla al cinema, il fiume di latte dove si immergono i protagonisti ha qualcosa di straniante e di seducente nello stesso tempo, come la nebbia all'inizio del trailer. Ne riparlerò presto.

Tre metri sopra il cielo

Tre metri sopra il cielo

Ieri sera un po' per caso e un po' per curiosità ho visto in tv "Tre metri sopra il cielo", e ho compreso l'enorme successo riscosso dal film e dal libro da cui è tratto: era da "Il tempo delle mele" con una giovanissima Sophie Marceau che gli adolescenti non si identificavano così fortemente nei personaggi di Step e Babi, l'uno teppistello di famiglia "bene" e lei bravissima alunna di scuola privata che si incontrano e si innamorano.

Il film è godibile, anche se la sceneggiatura scricchiola un po', Scamarcio è bravino (ma aspetto di vederlo in "Texas" e in altri film più recenti) e i personaggi di contorno pure. Non si tratta di capolavoro è ovvio, ma per una quindicenne alle prese con i primi amori è pura poesia... basta leggere i commenti nel sito ufficiale, tuttora aperto, e le innumerevoli critiche positive al libro nel sito della Ibs Internet Book Shop.

mercoledì, settembre 27, 2006

L'era glaciale

L'era glaciale

Candidato agli Oscar 2003 come miglior film di animazione, “L’era glaciale” è un piccolo gioiellino che non mi stanco mai di rivedere. La trama è semplice: il mammuth Manny, il bradipo Sid e la tigre siberiana Diego, durante una glaciazione, devono riportare un cucciolo d’uomo abbandonato al suo accampamento. Il film è pieno di trovate e gli scenari sono magnifici, ma il vero eroe, che ritorna anche nel seguito “L’era glaciale 2” è Scrat, l’irresistibile (e parecchio sfortunato) scoiattolo alla perenne ricerca della propria ghianda. Imperdibili i suoi sketch che fanno da unione alle varie scene del film, com’è imperdibile il corto a lui dedicato “Gone Nutty” che è stato pure candidato all’Oscar. Piccola nota: la voce o meglio gli urli e mugugni di Scrat sono del suo creatore Chris Wedge. Chi volesse inoltre dilettarsi a disegnare il proprio scoiattolo sulle fattezze del solo ed unico può collegarsi qui.
Film da vedere, per tutti, grandi e piccini.

lunedì, settembre 25, 2006

Dove vai in vacanza?

Dove vai in vacanza?

O meglio, dove sei andato in vacanza? Io in montagna, a settembre, nelle verdi vallate dell'Alta Pusteria ... ottime camminate, aria e soprattutto acqua buona, piatti tipici e tanto sole! E niente film, sembra strano ma nel mese di settembre ho visto pochi film, già visti al cinema, e se qualcuno me lo sono perso era perchè in vacanza non avevo il videoregistratore a disposizione.
Tutto questo per ripartire di slancio per la nuova stagione cinematografica che promette ottime uscite, molte delle quali provenienti dall'ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Buona visione a tutti!

giovedì, agosto 31, 2006

Addio Glenn

Glenn Ford

Alla bella età di novant'anni, è scomparso il 30 agosto nella sua casa di Beverly Hills Glenn Ford. Nato il 1° maggio 1916, è diventato un attore mito grazie a moltissime pellicole: mi piace ricordare lo schiaffo a Rita Hayworth in "Gilda", ma anche il papà di "Superman" nel primo film della serie del 1978, i film western come "Quel treno per Yuma", ma anche "Una fidanzata per papà" con un giovanissimo Ron Howard e molti, moltissimi altri film.
Non sarà facile dimenticarlo...

mercoledì, agosto 30, 2006

Parole, parole, parole

Lina Wertmuller

Lina Wertmüller, nata a Roma il 14 agosto 1928, ha spesso caratterizzato le sue pellicole con titoli lunghissimi, tra i quali ne ricordo alcuni:
"Film d’amore e d’anarchia ovvero: stamattina alle 10 in via dei fiori nella nota casa di tolleranza..." (1973)
"Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" (1974)
"Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova, si sospettano moventi politici" (1978)
"La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia" (1978)
"Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada" (1983)
"Notte d’estate con profilo greco occhi a mandorla e profumo di basilico" (1986)
"Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica" (1996)
Ma anche come scrittrice in un caso il testo "lungo" è rimasto, come in "Essere o avere, ma per essere devo avere la testa di Alvise su un piatto d'argento" (Rizzoli 1981).
Da dove deriva questo pallino dei testi lunghi o lunghissimi? Forse dal suo stesso nome, perché Lina all’anagrafe si chiama Arcangela Felice Assunta Wertmüller Von Elgg Spanol Von Braucich...!
Piccolo mistero che non viene svelato dal sito ufficiale: è nata nel 1926 o nel 1928? In ogni caso tanti auguri di buon compleanno!

lunedì, agosto 21, 2006

Prime esperienze

Prime esperienze

Come esercizio di memoria ho provato a ricordare alcuni debutti cinematografici di attori stranieri non ancora famosi e ne è nata questa lista in continuo aggiornamento:

- Liz Taylor in “Torna a casa Lassie” (1943) di Fred MacLeod Wilcox
- Lee Van Cleef in “Mezzogiorno di … fifa” (1956) con Jerry Lewis e Dean Martin, nel ruolo di un silenzioso pistolero
- Harrison Ford in “Il nostro agente Flint” (1966) con James Coburn, nella minuscola parte di un fattorino d’albergo
- Patsy Kensit bambina in “Il Grande Gatsby” (1974) con Mia Farrow e Robert Redford, nella parte della figlia della protagonista
- Jodie Foster in “Alice non abita più qui” (1974) di Martin Scorsese
- Tom Cruise in “Amore senza fine” (1981) film di Franco Zeffirelli con una altrettanto giovane Brooke Shields
- Michelle Pfeiffer in “Grease 2” (1982) nella parte di una delle Pink Ladies
- Drew Barrymore e Henry Thomas in “E.T.” (1982) di Steven Spielberg
- Jennifer Connelly in “C’era una volta in America” (1984) di Sergio Leone
- Christian Bale ne “L’impero del sole” (1987) di Steven Spielberg
- Anna Paquin in “Lezioni di Piano” (1993) di Jane Campion, vincitrice dell’Oscar come miglior attrice non protagonista
- Rachel Portman in “Leon” (1994) di Luc Besson, accanto a Jean Renò
- Kate Winslet in “Creature del cielo” (1994) di Peter Jackson

to be continued :-)

I ponti di Madison County

I ponty di Madison County

Torno a parlare di Clint Eastwood, anche questa volta nel doppio ruolo di attore e regista, per il film "I ponti di Madison County" tratto dal best-seller omonimo di Waller che grazie ad un passaparola continuo si è rivelato come uno dei libri più letti negli ultimi anni.
Francesca è italiana, ma abita nell’Iowa, è sposata con due figli e, seppur insegnante, ha rinunciato ai suoi sogni per aiutare il marito nella conduzione della loro fattoria.
Robert è americano, fotografo, divorziato e senza figli e, seppur giramondo, si trova nell’Iowa per un servizio sui ponti coperti per il National Geographic.
E si innamorano, vivendo una laison di soli quattro giorni che durerà però per tutta la vita, lei rimanendo nell’Iowa e lui continuando a girare il mondo per non subire mille e mille volte la tentazione di tornare da lei.
Film da fazzoletti pronti all’uso mi raccomando, soprattutto quando lei, inzuppata dalla pioggia e ferma ad un semaforo, deve decidere se scendere dal camioncino del marito per salire su quello di Robert e fuggire via con lui.
Voi cosa avreste fatto?

venerdì, agosto 18, 2006

Mi piace lavorare

Mi piace lavorare

Marginalizzazione dalla attività lavorativa, svuotamento delle mansioni, mancata assegnazione dei compiti lavorativi con inattività forzata, mancata assegnazione degli strumenti di lavoro, ripetuti trasferimenti ingiustificati, prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto, prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psico-fisici, impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie, inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l’ordinaria attività di lavoro, esclusione reiterata del lavoratore rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e aggiornamento professionale, esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo.
Tutti questi elementi caratterizzano il mobbing, fenomeno di persecuzione all'interno dell'ambiente di lavoro, non solo nelle aziende private ma anche nella pubblica amministrazione.
Il film di Francesca Comencini rappresenta obiettivamente questo, grazie alla interpretazione di Nicoletta Braschi nel ruolo della protagonista che da un giorno all'altro si vede privare mansioni lavorative, assegnare "incarichi" dequalificanti, emarginare dalla attività lavorativa, fino al "nulla" lavorativo e a una lettera di dimissioni per responsabilità inesistenti. Ma il film è anche una storia d'amore, tra madre e figlia, tra una madre sempre più sofferente e una figlia che purtroppo cresce in fretta per la sua età. E che le starà vicino nei momenti bui.
Questo film mi ha fatto ricordare alcuni episodi del passato che ancora oggi fanno male, ma che per fortuna si sono risolti in maniera meno drammatica rispetto al film: io non sono stata sostituita, ma la responsabile del mio ufficio sì... ma questa è un'altra storia.

giovedì, agosto 10, 2006

Elephant

Elephant

Elephant è un film di Gus Van Sant che segue una consueta giornata di scuola in un qualsiasi istituto superiore dell'America di oggi: girato quasi con stile documentaristico, la telecamera segue imperterrita alcuni studenti, tutti attori non protagonisti, e ne filma gli incontri, gli hobby, le pause, le telefonate, ma stranamente non le lezioni scolastiche.
Tutto nasce da Columbine, dove due studenti arrivarono con tutta calma a scuola carichi di bombe, fucili, lanciarazzi e una riserva quasi inesauribile di pallottole, per uccidere quanti intralciavano il loro passo.
Anche qui succede lo stesso, ed è così straniante, quasi impalpabile l'atmosfera prima della strage: chi fa ginnastica e poi corre a lavorare in biblioteca, chi arriva a scuola guidando al posto del padre ubriaco (un Timothy Bottoms che non vedevo da "L'ultimo spettacolo" di Bogdanovich), chi sviluppa le proprie foto scattate qua e là, chi mangia in mensa con le sue amiche per poi correre assieme ai bagni per vomitare, chi decide di prendersi una pausa per stare con il suo boyfriend. Pochi di loro si salveranno.
E su tutto la musica di un Beethoven suonato così così da uno studente amante delle armi e dei videogiochi violenti, pronto con il suo amico ad entrare a scuola per divertirsi un po'...
Film da brivido, soprattutto per l'assoluta facilità con cui ci si possono procurare delle armi negli States.
Per restare nell'argomento, raccomando anche "Bowling a Columbine" di Moore, girato prima di "Farenheit 9/11".

mercoledì, agosto 09, 2006

Brivido nella notte

Brivido nella notte

Prima prova alla regia per Clint Eastwood, "Brivido nella notte" (ma il titolo originale "Play Misty for me" è molto più evocativo) è un thriller con due scene insolitamente "fuori tema": quella sdolcinata dei due innamorati (Eastwood e Donna Mills) sullo sfondo di un tramonto dorato, sulle note di una canzone di Roberta Flack, e quella documentaristica sul famoso festival jazz che si svolge ogni anno a Monterey.
La trama è semplicissima: Clint è un Dj di una radio di Carmel, rubacuori in crisi con la sua Tobey, che conosce occasionalmente al bar Evelyn e se la porta a letto. Ma questo sarà il primo dei suoi sbagli, perchè Evelyn, innamorata respinta, si rivelerà come una delle più terrificanti psicopatiche, riservando al malcapitato e a quanti lo frequentano spiacevoli conseguenze...
Anche se datato 1971, il film è da vedere, se non altro per la doppia prova del giovane ex pistolero di Leone, e per il cameo del regista Don Siegel (il barista Murphy) che dirigerà Eastwood nei successivi films.

venerdì, agosto 04, 2006

Confessioni di una mente pericolosa

Confessioni di una mente pericolosa

Chuck Barris è stato un produttore televisivo americano, autore tra gli altri di programmi esportati anche in Italia, come "Il gioco delle coppie", "Tra moglie e marito" e "La corrida": esordio alla regia di George Clooney, questo film è tratto dalla sua autobiografia "non autorizzata" (sic!) dove si scopre la sua nascosta attività di killer al soldo della Cia. Ma sarà poi vero? O è un'altra delle fantasie di questo inesauribile ideatore di programmi trash? Il film non lo rivela: Sam Rockwell è perfetto per la parte (chi non lo ricorda nel ruolo dello psicopatico pedofilo de "Il miglio verde"?), Drew Barrymore è carina e abbastanza hippy nel ruolo della futura moglie Penny, Julia Roberts è finalmente in un ruolo di dark lady furba ma sfortunata..., e in un cameo appaiono, come partecipanti al gioco delle coppie, anche Brad Pitt e Matt Damon. Tutti questi attori non vi dicono nulla? Produzione di Steven Sodebergh, insomma il film potrebbe essere sottotitolato "I soliti di Ocean".

lunedì, luglio 24, 2006

La 25a ora

La 25a ora

Monty è un giovane newyorkese di belle speranze che alla ricca borsa di studio per una famosa università ha preferito una vita da ricco spacciatore, ma a causa di una soffiata viene condannato a sette anni di carcere, cancellando di colpo tutte le sue aspirazioni e certezze. Il film si incentra sulle ultime ore prima dell’entrata in carcere, con gli incontri con i suoi due migliori amici, Frank, affermato broker di Wall Street, e Jakob, insegnante di liceo proveniente da una ricca famiglia ebrea di cui si vergogna, e con la sua ragazza portoricana, Naturelle, di cui inizia a dubitare. Aiutato dal padre e dai suoi amici, trascorrerà le sue ultime ore di libertà, rivivendo in flash back episodi importanti della sua vita passata e immaginando possibili vie di uscita da quella presente.
La trama è tutta qui, sembra dire il regista, ma c’è spazio per molte riflessioni su questi personaggi, a partire da Monty (Edward Norton), Frank (Barry Pepper), Jakob (Philip Seymour Hoffman), e Naturelle (Rosario Dawson).
Splendide le inquadrature della città di New York e da brivido la veduta su Ground Zero dall’appartamento del broker Frank.
Film assolutamente da vedere, Spike Lee merita un bel 10!

Dillo con parole mie

Dillo con parole mie

Stefania (Stefania Montorsi) e Andrea (Giampaolo Morelli) si sono appena lasciati: piena di fissazioni lei e inconcludente nelle sue scelte di vita lui, senza saperlo vanno in vacanza separatamente all’isola di Ios, in Grecia. Stefania è assieme alla nipote Maggie, quattordicenne piena di vitalità che ha mollato gli scout alla stazione, desiderosa di una vacanza libera e senza genitori, ma soprattutto desiderosa di perdere la verginità, conscia di essere, come dice lei, "più matura della sua età".
Per colpa di un eritema solare, zia Stefania è costretta ad evitare il sole e a lasciare Maggie a girovagare da sola per l’isola dove incontra Enea, o per meglio dire Andrea, ex di Stefania, che trascorre le giornate disegnando e mantenendosi facendo torte di cioccolato allo zenzero e canella che tanto adorava la sua Stefania. E Maggie perde la testa proprio per lui...
Ma perderà la verginità? E Andrea/Enea si incontrerà con Stefania?
Il film è carino, leggero, Stefania Montorsi è piena di manie e abbastanza isterica, Giampaolo Morelli è un bel ragazzo e tanto basta alla sua parte.
Il finale delizioso, sulle note di "Ta ra ta ta" di Mina (anche conosciuta col titolo "Fumo blu"), dove i due protagonisti girano all’interno di un pulmann una simpaticissima scena da musical, rilancia l’intero film.
Nb: è ancora online il sito ufficiale del film.

giovedì, luglio 20, 2006

Secretary

Secretary

Alcuni anni fa ho lavorato per un periodo come dattilografa presso uno studio legale: era un’attività noiosa di copiatura testi, fotocopiatura di atti e normative, scadenziario delle pratiche. Ma poi ho visto “Secretary” ed è stato, nonostante le aspettative e il trailer, un film inaspettato, addirittura divertente, una storia d’amore così particolare per la sua improbabilità da non dare disturbo. La trama è presto detta: Lee (Maggie Gyllenhaal) esce dall’ospedale psichiatrico dopo un periodo di “esaurimento nervoso” e torna a casa in una famiglia parecchio disastrata: il padre è alcolizzato, la madre una isterica depressa, e gli unici momenti di serenità per Lee sono procurarsi tagli alle gambe o scottarsi con la teiera bollente... Ma poi, dopo aver frequentato un corso di stenodattilografa, trova finalmente un lavoro, il suo primo lavoro a 24 anni: segretaria di Mr. Grey (James Spader), un avvocato alquanto maniacale e dispotico che pretende la massima precisione nella battitura dei testi e un servilismo assoluto da parte di Lee. E Lee lo accontenta! Dopo sei mesi è disposta a gattonare per portargli la posta nel suo ufficio, e se qualche errore di battitura sfugge per la fretta (o per voluta sbadataggine) scattano gli schiaffi e i pizzicotti sul sedere. E il rapporto tra i due non finisce qui...
NB: nel sito ufficiale del film c’è un download “particolare” dedicato a Lee e a Mr. Grey.

mercoledì, luglio 19, 2006

Silent Hill

Silent Hill

Sono ancora in possesso della Playstation One, probabilmente una delle poche senza il chip di "taroccamento", ma ormai raramente gioco a Tomb Raider oppure a Driver. Ho abbandonato la speranza ormai da molto di poter giocare a Silent Hill, prima versione ormai quasi introvabile o accessibile soltanto a prezzi da collezionisti, e quindi non potevo mancare l’occasione di andare a vedere la versione cinematografica del videogioco.

L’atmosfera c’è tutta, già a partire dal tema musicale iniziale inconfondibile, anche se poi per esigenze di business qualche modifica alla storia c’è: tutto è visto dalla parte di Rose, mamma adottiva di Sharon, quest’ultima nata nella città di Silent Hill, ritornata qui a causa di una grave malattia e di incubi frequenti della figlia. Dopo aver sbandato e sfondato i cancelli della città misteriosa, dopo essere svenuta a causa di una frenata fatta per evitare una “persona” in mezzo alla strada, si risveglia senza sua figlia e si incammina alla sua ricerca, inseguita da una poliziotta che l’aiuterà nel suo intento.

Nevica, ma sarà vero? Non è neve quella che cade, ma cenere... a questo momento lattiginoso e spettrale ne segue un altro completamente buio e inquietante... chi sono o meglio cosa sono le creature che penetrano dall’ombra e attaccano chiunque si muova? E cosa è successo a Silent Hill?

Il film dura due ore, molto per una pellicola di orrore, ma al di là della storia (in effetti qualche dubbio resta), il tempo scivola via, in mezzo ad un tripudio di effetti speciali e a due bellissime attrici come Radha Mitchell (la mamma) e Laurie Holden (la poliziotta). Da menzionare anche la parte di Sean Bean, nel ruolo del padre e marito disperato.

venerdì, luglio 14, 2006

Addio June Allyson, «Piccola donna» star

June Allyson in Piccole donne

Era la ragazza che faceva sognare gli americani, piccola, bionda, l'aria dolce e sorridente. Eppure June Allyson, come confidò in un'intervista in tempi recenti, non aveva mai pensato di diventare una stella del cinema. «Ho i denti grandi, i miei occhi spariscono quando sorridono, ho una voce buffa, non canto come Judy Garland e non ballo come Cyd Charisse. Ma piaccio alle donne mentre gli uomini, anche se sognano Cyd Charisse, è a me che fanno conoscere la mamma». Sarà per questo che la chiamavano la «moglie perfetta», compagna «rassicurante» dei personaggi maschili incarnati da James Stewart, Van Johnson e altri grandi.
Io però la ricordo soprattutto per il personaggio di Jo in "Piccole donne" (1949, nella foto a fianco accanto a Elizabeth Taylor e Janet Leigh), la sorella «maschiaccio», intellettuale e irrequieta che non sogna il matrimonio, non ama civettare coi maschi e non è nemmeno fragile e malata dunque destinata a precoce morte.

Fonte: Il Manifesto

lunedì, luglio 03, 2006

Scandalo al sole

Scandalo al sole

Ci sono alcuni film che con regolarità vengono trasmessi dalla tv: nel mese di febbraio, in corrispondenza con le "prime visioni", Rete4 trasmette in prima serata "Bernadette", film del 1943 con Jennifer Jones, vincitrice di un Oscar quale miglior protagonista femminile. A Natale non manca mai "Marcellino pane e vino", film del 1954 con Pablito Calvo, in genere sempre su Rete4. Tra Natale e Capodanno, ma a volte anche prima di Natale, va in onda "Il piccolo lord", del 1980, con Ricky Schroeder: se trasmesso nel periodo natalizio, di solito è durante il pomeriggio del 26 dicembre su Canale5. Ma se non volete vedere per l’ennesima volta, magari con i parenti più piccoli, la storia di Lord Fauntleroy, c’è sempre "Tutti insieme appassionatamente" e lasciarvi andare, se siete fortunati, alle versioni originali delle canzoni di Julie Andrews e Christopher Plummer.
D’estate invece, non può mancare e lo sto già aspettando, in prima serata arriva "Scandalo al sole", film del 1959 (si avvicina il cinquantenario...) con Sandra Dee e Troy Donahue, ma anche con Richard Egan, padre nel film di Sandra Dee, e di Dorothy McGuire, madre nel film di Troy Donahue, innamorati dell’ultim’ora come i loro rispettivi figli.
Insomma, il film non è granchè, Richard Egan torna a Pine Island sperando di reincontrare il suo amore di gioventù Dorothy McGuire, che infatti dirige l’unico albergo dell’isola col marito, entrambi si re-innamorano, abbandonano i rispettivi coniugi, ma non avrebbero mai immaginato che i loro figli, la femmina di lui e il maschio di lei, a loro volta si innamorassero, con complicazione in arrivo... tra nove mesi! Ma siamo negli anni cinquanta, rivisto oggi può fare solo tenerezza, ma resta indimenticabile per il famoso motivo "A summer place" di Percy Faith.
N.b.: la locandina è quella originale americana dell’epoca.

Il Codice da Vinci

Il Codice da Vinci

Bombardata dalle pubblicità televisive, radiofoniche, stradali, dai trailer cinematografici, e anche da chi voleva andarlo a vedere, ultimo film prima delle uscite estive, sono andata al cinema a vedere "Il Codice da Vinci", praticamente all’oscuro di quanto scrive Dan Brown nel suo vendutissimo libro e ignara di poter cadere nel classico "colpo di sonno" dopo il primo tempo di questo film-polpettone.
Gli elementi ci sono tutti: un Tom Hanks imbolsito e monocorde, oltre che con capello lungo, decisamente fuori parte, un Audrey Tatou che con quegli occhioni poteva girare solo "Amelie 2", un assassinato che ha il tempo di lasciare così tante tracce al Louvre da non far scattare neanche un allarme, e i nostri due prodi ricercatori che viaggiano con in tasca il luminol per vedere le scritte fatte dal direttore del museo nonché nonno (forse) della protagonista.
Insomma, se durante le prossime vacanze … in un’arena estiva … doveste vedere la locandina di questo film … LASCIATE PERDERE!

Respiro

Respiro

Devo dire la verità su questo film: ho aspettato molto prima di vederlo, forse per il linguaggio usato (tutti gli attori nel film di Crialese parlano un siciliano strettissimo) o forse per lo strascico di premi ottenuti dal giorno della sua uscita (Premio della Critica a Cannes 2003, Nastro d’Argento 2002 a Valeria Golino come miglior attrice protagonista, David di Donatello 2003 come miglior produttore a Domenico Procacci).
Il film, nonostante le difficoltà di linguaggio, è solare e primitivo: ambientato nell’isola di Lampedusa, girato anche con attori non protagonisti bravissimi, rispecchia la solarità e la voglia di libertà della protagonista Grazia, la Golino, che per la sua immediatezza e la sua "spregiudicatezza" viene considerata pazza dai suoi concittadini e familiari che vogliono farla internare a Torino, con l’unica eccezione del figlio tredicenne Pasquale.
Sarà lui a proteggerla e ad aiutarla durante una fuga, a nasconderla nelle caverne scavate dal mare, a vestirla, a portarle da mangiare, fino a che …
Guardate questo film, ne vale la pena.

Ringrazio inoltre Alberto per il sito Lampedusa35 che nella sezione video ospita alcuni filmati riguardanti questo film.

Prima che sia notte

Prima che sia notte

Reinaldo Arenas, cubano di nascita, è stato scrittore e poeta: nato nel 1943 nella provincia di Orientes a Cuba, vive un’infanzia poverissima ma libera. A quindici anni, deciso ad unirsi all’esercito cubano durante il colpo di stato contro Batista, viene educato alla rivoluzione. A vent’anni pubblica il suo primo, nonché ultimo, romanzo a Cuba. Il suo secondo romanzo, censurato dal regime castrista, viene pubblicato in Francia. Da questo momento Arenas verrà perseguitato sia per la sua attività di scrittore e poeta sia per la sua dichiarata omosessualità. Nel 1973 viene rinchiuso nella temibile prigione di El Morro e gli vengono confiscati tutti i suoi scritti e lavori. Dopo un’ammissione di colpevolezza estorta con la violenza e le privazioni, Arenas riesce nel 1980 ad imbarcarsi alla volta degli Stati Uniti d’America, approfittando del permesso di Castro concesso ad omosessuali, malati mentali e criminali comuni di abbandonare Cuba, nonostante sia inserito nelle liste nere del regime e grazie ad un piccolo stratagemma: corregge sul suo passaporto il cognome Arenas con Arinas. Ma la vita a New York è tutt’altro che felice: abbandonato da tutti, malato di Aids, Arenas si suicida nel 1990.
A tre anni dalla morte viene pubblicata la sua autobiografia, uno dei dieci migliori libri dell’anno nelle classifiche americane, e questo film ne è la rappresentazione.
Nel 2000 è stato presentato a Venezia: il protagonista Javier Bardem ha ricevuto la Coppa Volpi come miglior interpretazione maschile.
Piccola curiosità: da una piccola ricerca risulta disponibile nelle librerie solo l’autobiografia di Arenas, ma non i suoi libri precedenti. Speriamo che le case editrici correggano questa mancanza e provvedano a tradurre anche gli altri suoi scritti.

Possession - Una storia romantica

Possession

Lui, Roland è un ricercatore americano sul famoso poeta inglese Randolph Henry Ash; lei, Maud è una ricercatrice e una diretta discendente della poetessa inglese Christabel LaMotte. Ed entrambi, seppur all’inizio di malavoglia, cominciano ad indagare tra i carteggi dell’epoca vittoriana su una possibile quanto improbabile relazione sentimentale tra i due poeti, l’uno misogino e sposato, l’altra lesbica e convivente con una pittrice. Ma quello che all’inizio appariva impossibile sconvolgerà la vita dei due contemporanei…
Neil Labute, dopo "La società degli uomini", già in un precedente post, sviluppa la narrazione di questo film tra ieri e oggi, con continui flashback tra passato e presente: ne risultano due vicende parallele, una storica, tra i due poeti che sfidando le convenzioni dell’epoca riescono a vivere la loro passione, e quella contemporanea, dove i due ricercatori fanno fatica a lasciarsi andare e ad avvicinarsi, consci dei loro limiti e delle loro intime difficoltà.
Ovviamente ne esce vincente la coppia di poeti, gli stessi attori sono convincenti e in parte, mentre Gwineth Paltrow e Aaron Eckhart, i contemporanei, sono smarriti e a tratti sembrano due estranei trovatisi per caso nella stessa biblioteca!
Di Labute preferisco i primi film sarcastici e cinici: probabilmente qui si è preso una pausa sentimentale.

mercoledì, maggio 24, 2006

Americano Rosso

Americano Rosso

Dopo “La febbre” sono ritornata a ritroso negli anni per scoprire i precedenti film di Alessandro D’Alatri e mi sono ricordata di un delizioso film del 1991 (come passa il tempo!) intitolato “Americano Rosso” con numerosi attori italiani e il bravissimo Burt Young (alzi la mano chi non se lo ricorda come cognato di Silvester Stallone nella saga di Rocky!).
L’americano rosso è il cocktail che si fa preparare George Maniago (Young), italo-americano venuto dagli States per trovare una moglie giovane, ma soprattutto illibata, siamo nel 1934, rivolgendosi all’agenzia matrimoniale in cui è impiegato il playboy Vittorio (Fabrizio Bentivoglio).
La ricerca di questa signorina è tra le più divertenti: a bordo di una Lancia Augusta cabriolet i due uomini perlustreranno la provincia veneta e la riviera adriatica conoscendo una ballerina di varietà, una vedova, un’avventuriera, una serva, persino una contadina sordomuta.
Ma tutto non è quel che sembra, ci scapperà pure il morto di cui sarà accusato ingiustamente Vittorio, con tanto di suppliche al gerarca fascista Benito Mussolini.
Tra gli attori, una incredibilmente bionda Sabrina Ferilli, Eros Pagni, Valeria Milillo, Massimo Ghini. Premio David di Donatello come miglior regista esordiente a D’Alatri, già attore da bambino e poi famoso regista pubblicitario.

Fabrizio Bentivoglio

Fabrizio Bentivoglio

Leggendo qua e là tra varie biografie, mi è balzata subito agli occhi la carriera di un attore secondo me tra i più bravi della sua generazione: Fabrizio Bentivoglio. Nato come calciatore, abbandonata prematuramente la carriera per un infortunio, si è diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, ha esordito a teatro e poi al cinema, ha intrapreso la carriera di cantante, di produttore di corti, insomma un artista più che completo.
E pensare che all’inizio, al cinema con “Via Montenapoleone” avevo talmente odiato il suo personaggio di architetto tombeur de femmes con telecamera nascosta al seguito da non sopportare di vederlo in altri film. Ma per fortuna sono arrivati Gabriele Salvatores e Silvio Soldini con rispettivamente “Marrakesh Express”, “Turnè”, “Puerto Escondido”, e “L’aria serena dell’ovest”, “Un’anima divisa in due”, “Le acrobate” e non ho potuto fare a meno di “innamorarmi” sullo schermo di questo bello ma soprattutto intelligente attore.
Ma ahimè qualcosa si è incrinato con il film di Muccino “Ricordati di me”, dove interpreta il ruolo di Carlo, funzionario quarantenne in una finanziaria ma romanziere mancato, sposato a Giulia ma combattuto dall’attrazione per la ex compagna di liceo Alessia: ma a chi la vuol dare a bere??? La moglie, Laura Morante, è una isterica e insoddisfatta della vita e vuoi mettere quali scrupoli di coscienza gli vengono se va a letto con Alessia che altri non è se non quella gnocca della Monica Bellucci??? Perdonatemi la volgarità, ma Bentivoglio se l’è voluta, a causa di Muccino e di una sceneggiatura non perfetta.
Adesso lo aspetto in un altro film di Carlo Mazzacurati, dopo “La lingua del santo” e “A cavallo della tigre”.

giovedì, maggio 04, 2006

Addio baronessa

Alida Valli

Nata nel 1921 come Alida Maria Laura Altenburger, baronessa di Markenstein-Freuenberg, Alida Valli è bambina quando lascia la neoitaliana Pola per Como, dove il padre va a insegnare; è un'adolescente quando lascia Como per Roma, dove è lei che va a imparare…
Scomparsa in questi giorni, con Alida Valli scompare un frammento di storia del cinema e anche di storia d'Italia, perché nel 1951 lei già offriva il profilo all'Italia turrita di bolli e francobolli. Meno acuta dell'Italia ministeriale, l'Italia festivaliera attende il 1997 per capire. Solo allora la Mostra di Venezia le dà il Leone alla carriera. Tutto il resto la Valli l'ha già avuto: dal Premio nazionale per la cinematografia, ricevuto dalle mani di Pavolini nel 1941, alla Palma d'oro per "L'inverno ti farà tornare" di Henri Colpi (1961).
Fonte: Il Giornale.it

giovedì, aprile 06, 2006

Il mio miglior nemico

Il mio miglior nemico

Achille De Bellis, top manager di un'importante catena alberghiera di proprietà di sua moglie Gigliola e di suo cognato Guglielmo, sembra avere tutto ciò che un uomo desidera dalla vita: una bella casa, un buon matrimonio e una solida posizione sul lavoro. Ogni certezza viene travolta dall'incontro con uno "sbandatello" di 23 anni, Orfeo, che vive in un quartiere popolare di Roma e, come i suoi amici, non coltiva grandi ambizioni, ma si trascina in un'esistenza fatta di lavoretti precari e pomeriggi consumati in chiacchiere inconcludenti. Non ha mai conosciuto suo padre ed è cresciuto in fretta, costretto a prendersi cura di Annarita, sua madre, una donna instabile che passa frequentemente dalla depressione all'euforia. Quando Achille licenzia Annarita per furto, Orfeo, convinto che sia stata accusata ingiustamente, decide di vendicarla e inizia a seguire Achille per scoprirne le debolezze e rovinargli l'esistenza... E da qui parte il film, fatto di schermaglie tra Orfeo e Achille e di viaggi alla ricerca della di lui figlia, metafora della crescita di entrambi per finalmente riuscire a vivere una vita propria. Salvo qualche calo di sceneggiatura, il film è godibile, grazie ad un maturo Verdone e alla freschezza di Muccino.

lunedì, marzo 13, 2006

Toni Servillo

Toni Servillo

Titta Di Girolamo, Tony Pisapia, Domenico Priore ed altri ancora: sono alcuni dei personaggi interpretati al cinema e a teatro da Toni Servillo, Attore con la A maiuscola e scoperto per puro caso grazie a "Le conseguenze dell’amore" di Paolo Sorrentino, di cui ho già parlato in un precedente post. Scoprire questi attori è come prendere una boccata d’aria pura, come assistere finalmente ad un film o ad un’opera teatrale che vive grazie ai suoi attori, che respira per mezzo dei suoi attori.
Le conseguenze sarebbe stato un film inguardabile senza Servillo; Sabato, Domenica e Lunedì, non avrebbe riscosso così tanto successo nei teatri italiani senza gli interpreti partenopei (da non dimenticare la Rosa Priore interpretata da Anna Bonaiuto), e il Tony Pisapia ne "L'uomo in più" non sarebbe stato tale senza Servillo e senza il suo "gemello" Andrea Renzi.
Attore da scoprire e da seguire, se ne parlerà sempre di più nel futuro, e non solo a teatro.

Transamerica

Transamerica

Sabrina, per le amiche Bree, è un transessuale che vive alla periferia di Los Angeles e per pagarsi l’ultimo, definitivo intervento per diventare donna fa due lavori, cameriera in un fast-food messicano e marketing telefonico. E’ seguita da una psicologa che ha finalmente dato il suo benestare per questa ultima operazione, ma, esattamente ad una settimana dal fatidico intervento, arriva una telefonata da New York e Bree scopre di essere "padre" di un giovane delinquente, Toby, incarcerato per droga e frutto di un amore giovanile quando ancora si chiavama Stanley. Obbligata dalla psicologa, che le rifiuta a questo punto il suo benestare, Bree si presenta a New York, paga la cauzione per il ragazzo e, non potendo dirgli la sua vera identità, si fa scambiare per una assistente sociale di una non ben conosciuta chiesa.
Ma nonostante questo, è ancora decisa a non prendersi cura di questo figlio caduto dal cielo che è altrettanto deciso di ritrovare il suo vero padre, visto che la madre si è suicidata e il patrigno gli ha rivolto "particolari" attenzioni fin da quando era bambino. Quello che Bree non sa è che suo figlio si prostituisce per sopravvivere, sperando un domani di andare in California e diventare un divo del cinema pornografico.
Da qui inizia uno strano viaggio di reciproca conoscenza di un padre/madre, di un figlio e della loro famiglia.
Felicity Huffman, da casalinga disperata in tv, diventa un trans disperato al cinema, ed è bravissima! Peccato non abbia vinto l’Oscar come migliore attrice protagonista, senza nulla togliere al merito di Reese Witherspoon con "Walk the line". E bravo anche il figlio, imperdibili poi i camei di Burt Young e Fionnula Flanagan che interpretano il padre e la madre di Stanley/Bree.
Da vedere!

martedì, febbraio 28, 2006

Notte prima degli esami

Notte prima degli esami

Caso cinematografico del momento, questo piccolo film italiano sta sbaragliando in questi giorni le classifiche degli incassi (oltre 1 milione di euro nella prima settimana di programmazione), con una freschezza e nostalgia che ha attirato a quanto pare molte persone al cinema, e non solo i diciottenni prossimi agli esami di maturità, ma anche tutti quelli che come me, negli anni '80, hanno sofferto sui libri, sudato freddo per le ammissioni e per i cambi di materia il giorno prima dell'orale (sì, mi hanno cambiato scienza delle finanze con italiano!), e mal sopportato il/i professore/i, magari desiderando sfogarsi e dirne quattro al carogna di turno.

Un bravo a tutti gli attori, tra cui spicca il giovane Luca, interpretato da Nicolas Vaporidis, padre greco e madre italiana, campione delle brutte figure che va ad innamorarsi proprio della figlia del prof più odiato, un azzeccato Giorgio Faletti.

I guerrieri della notte

I guerrieri della notte

Uscito nel 1979, girato da Walter Hill, ho rivisto questo film in dvd dopo ben 27 anni e si vedono tutti: attori persi per strada (ad eccezione di James Remar che gira Sex and the City per la tv), New York o meglio il Bronx visti solamente dalla metropolitana, una grottesca e antipatica deejay che incalza le bande a catturare i “guerrieri”, ingiustamente accusati di aver ucciso il capo dei capi, Cyrius. Chissà come mai certi film rivisti a distanza di tempo perdono quelle sensazioni che ci avevano tanto entusiasmato alla prima visione: il rude e la bella che alla fine restano assieme, la fuga incalzante da quartiere a quartiere, la musica (be’ si salva solo la sigla finale "In the city"). Ma per i veri sfegatati fan del film c'è un sito ufficiale inglese dove trovare tutto ma proprio tutto del film "The warriors", persino le scene aggiunte nella versione televisiva del film e l'intera sceneggiatura. Buona navigazione!

lunedì, febbraio 20, 2006

La notte dei morti viventi

La notte dei morti viventi

"I morti ti prenderanno, Barbra! Ti prenderanno, Barbra! Attenta, ti prenderanno!"
Brrrr... questa è una delle battute iniziali e ahimè alquanto attendibile di cosa succederà durante il film "La notte dei morti viventi". Rivisto dopo tanti anni, il film del giovane George A. Romero, dimostra tutti i suoi limiti "finanziari" ma è senz’altro il capostipite di tutti quei film horror e splatter che, dopo il 1968, spopoleranno nei cinema, soprattutto tra il pubblico dei più giovani.
La trama, peraltro ben scritta e riportata integralmente in questo sito, è presto detta: misteriose radiazioni emesse da una sonda spaziale rientrata dal pianeta Venere creano strani effetti sui morti non ancora seppelliti, che resuscitano e divengono mostri assetati di sangue e di carne umana. Il terrore si propaga per città e campagne. In un casolare isolato della Pennsylvania trovano rifugio Ben, un ragazzo di colore, Barbra, una giovane che ha assistito alla morte del fratello, divorato dagli zombie, una coppia di fidanzati, Tom e Judy e, infine, Harry e Helen, due coniugi la cui figlia, Karen, è stata aggredita dai mostri. Asserragliato nel casolare, il gruppo tenta di scampare alla morte, ma chi viene divorato dai morti viventi, si unisce alla schiera dei mostri assetati di sangue...
Per gli appassionati del genere questo film non può mancare nella videoteca di casa, eventualmente accompagnato dal suo seguito, uscito in Italia col titolo "Zombi".

mercoledì, gennaio 25, 2006

Memento

Memento

Memento, di Christopher Nolan, è un film molto particolare: il protagonista, Guy Pearce, ha perso la memoria in seguito all’evento traumatico della violenza e dell’assassinio della moglie e continua a non mantenere i ricordi fissi nella sua mente, nemmeno quelli accaduti 15 minuti prima.
L’unico modo per poter “ricordare” è quello di scrivere appunti, note, scattare istantanee, persino tatuarsi il corpo, nell’intento di mantenere, seppur difficilmente, delle radici di una esistenza così precaria. Chi ha ucciso sua moglie? Ma sua moglie è veramente morta? E stato ricoverato in un ospedale? Il poliziotto che lo aiuta (interpretato da Joe Pantoliano) è veramente un amico? E la donna che lo ama (interpretata da Carrie Ann Moss pre Trinity) è quella che sembra? Il film vortica continuamente sui perenni dubbi di Leonard, e per lo spettatore sembra di giocare con un puzzle a cui manca sempre un unico pezzo per arrivare all’immagine finale.
E’ da vedere, ma sarete colti da continui dubbi e straniamenti, proprio come il protagonista del film.

Kong is King (oppure no?)

King Kong

Travolta dal successo della saga de “Il Signore degli Anelli”, non vedevo l’ora di vedere la nuova versione cinematografica di “King Kong”, alla guida del mitico Peter Jackson (talmente preso dall’edizione del 1933 da travestirsi in gioventù da scimmione e spaventare i passanti e gli automobilisti) e purtroppo il film mi ha deluso.
La parte girata sulla nave e nella foresta è sfolgorante, piena di effetti speciali, animali preistorici così fanno dimenticare “Jurassic Park”, Naomi Watts non è mai stata così bella, ma la parte girata invece a New York con l’esposizione del “trofeo” lascia parecchio a desiderare.
Forse la troppa carne al fuoco ha talmente esaurito il regista da non trovare un finale decente, forse la post-produzione ha superato anche i tempi delle riprese vere e proprie, l’utilizzo massiccio del blue-screen deve aver disorientato non poco gli attori: Adrien Brody che in altre occasioni, vedi l’Oscar meritato per “Il pianista”, aveva dato prove meritevoli, qui pronuncia battute sconnesse guardando il nulla e Jack Black sembra un invasato che pur di non abbandonare la sua pellicola è disposto a far ammazzare mezzo equipaggio.
Insomma, non mi ha soddisfatto, mi è piaciuto sotto il profilo effetti speciali, Kong è la vera star del film grazie a delle espressività create al computer dagli animatori di Jackson, ma i dialoghi facevano piangere, compresa la battuta, che riprendeva l’omonima del 1933, pronunciata da Jack Black alla fine del film.

lunedì, gennaio 23, 2006

La lettera d'amore

La lettera d'amore

Mi perdonerà l'autrice Cathleen Schine se riporto la sua "lettera d'amore" da cui è stato tratto l'omonimo film con Kate Capshaw e Tom Selleck.
"Cara capra,
tu sai come ho fatto a innamorarmi di te? Ho inciampato, ho barcollato, ho perso l’equilibrio, mi sono sbucciato le ginocchia, il cuore.
So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti. Non un muscolo si è mosso. Nessuna brezza agita le foglie. L’aria è ferma. Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia. Non so neppure quando è successo.
Sto bruciando. E’ troppo banale per te? No, e lo sai. Vedrai. E’ quello che capita, è quello che importa.
Non dormo più, mi dimentico di mangiare, mi sembra una cosa sciocca, che non c’entra. Se ci bado. Ma non bado a niente. I miei pensieri straripano furiosi, una casa piena di fratelli, legati dal sangue, che si dilaniano in una faida:
“Mi sto innamorando”.
“Tipica scelta stupida”.
“Eppure … L’amore mi tormenta come se fosse dolore”.
“Sì, continua così, manda a puttane la tua vita. E’ tutto sbagliato e lo sai. Svegliati. Guarda le cose in faccia”.
“C’è una faccia sola, l’unica che vedo, quando dormo e quando non dormo”.
Stanotte ho buttato il libro dalla finestra. Ho provato a dimenticare. Tu non vai bene per me e lo so, ma non faccio più caso ai miei pensieri se non sono rivolti a te. Quando sono accanto a te, davanti a te, sento le tue mani tra i miei capelli anche se non è vero. Qualche volta guardo altrove. Poi ti guardo di nuovo.
Quando mi allaccio le scarpe, quando sbuccio un’arancia, quando guido la macchina, quando vado a letto ogni sera senza di te, io appartengo a te.
Montone".

Film leggero e simpatico, con Louis Armstrong e la sua "I'm in the mood for love" a fare da introduzione al film. Consigliato a tutti.

venerdì, gennaio 20, 2006

Brokeback mountain

Brokeback mountain

Vincitore di quattro Golden Globe (tra cui miglior film e miglior regia) e già Leone d'Oro veneziano, "I segreti di Brokeback Mountain" è il film più chiacchierato di questo inizio d'anno.
"... Quel che Jack ricordava e rimpiangeva con un'intensità che non poteva soffocare nè capire era la volta che, in quella lontana estate sulla Brokeback, Ennis gli era andato alle spalle attirandolo a sè, il silenzioso abbraccio che placava una sete condivisa e asessuata ..."
(E. Annie Proulx, Gente del Wyoming).
Questo piccolo e significativo estratto dal racconto da cui è tratto il film candidato ai prossimi Oscar "Brokeback Mountain" vale la visione del film.
Grande merito al regista Ang Lee (chi si ricorda il mitico "Pranzo di nozze"?) e agli attori Heath Ledger e Jake Gillenhall.
Da non perdere!

lunedì, gennaio 16, 2006

Come hai detto che si chiama? Philip Seymour Hoffman

Philip Seymour Hoffman

Studente in "Scent of woman - Profumo di donna", cacciatore di tornado in "Twister", interprete accanto a Robin Williams di "Patch Adams", infermiere di un malato terminale in "Magnolia", reverendo in "Cold Mountain" a fianco di Nicole Kidman e Jude Law, nemico n° 1 di Tom Cruise nel prossimo "Mission Impossible 3", questo attore così poliedrico e trasformista, nato nel 1967, si sta rivelando come uno dei probabili vincitori dell’Oscar 2006 per il suo ruolo in "Capote", dove interpreta il famoso scrittore Truman Capote durante le sue ricerche per la stesura del libro "In cold blood" (uscito anche in Italia con il titolo "A sangue freddo"), suo capolavoro che narra la storia vera di un massacro familiare ad opera di due balordi nel lontano 1957. La somiglianza con lo scrittore è sbalorditiva! Il film uscirà in Italia probabilmente a febbraio 2006, mentre gli Oscar saranno annunciati come di consueto dal Kodak Theatre domenica 5 marzo.

martedì, gennaio 10, 2006

Piccoli divi crescono

Dakota Fanning

Nome: Dakota
Cognome: Fanning
Data di nascita: 23 febbraio 1994
Professione: attrice
Primo film famoso girato: “Mi chiamo Sam” (2001), dove ruba la scena a Sean Penn
Ultimo film famoso girato: “La guerra dei mondi” (2005), dove ruba la scena a Tom Cruise
Programmi per il 2006: quattro (!) film in produzione

Bambini attori così mi fanno un po’ paura: precisi, attenti, intelligenti, impegnati, seguiti da uno stuolo di tutor ed insegnanti, imparano a memoria non solo le loro battute ma anche le battute degli altri attori che girano le scene con loro.
Ultimo esempio è Haley Joel Osment, il figlio di Forrest Gump, ma anche l’alieno in A.I. Intelligenza Artificiale, guarda caso sempre di Spielberg come la Guerra dei Mondi.
Ma altri "piccoli divi" hanno fatto una ben misera fine: Macaulay Culkin, dopo aver perso due volte l’aereo, ha perso letteralmente la testa per droga e anfetamine, mentre altri "famosi" negli anni 1980 ora girano nei film per la tv via cavo.
Altri ancora ce l’hanno fatta ad attraversare infanzia ed adolescenza per arrivare a ruoli impegnativi e di successo, vedi Elijah Wood oppure Kirsten Dunst.
Come finirà per Dakota? Già la sorella Elle di soli 7 anni la incalza da vicino...

mercoledì, gennaio 04, 2006

Orgoglio e pregiudizio

Orgoglio e pregiudizio

Non ancora uscito in Italia al momento in cui scrivo, il film (con un glorioso precedente del 1940 con Laurence Olivier) è tratto dall’omonimo libro di Jane Austen e narra delle continue schermaglie amorose all’interno di casa Bennett nell’Hartfordshire in Inghilterra, dove vivono il sig. Bennett (Donald Sutherland), la sig.ra Bennett, moglie severa, e le loro cinque figlie: Jane, la maggiore, molto bella e delicata, Elizabeth, la più intelligente, Mary, la studiosa, Kitty, l’immatura che convolerà a nozze con il primo cavaliere scapestrato che incontra, e Lydia, la più piccola.
Alla morte del sig. Bennett, la casa viene ereditata da un lontano cugino, il sig. Collins, facoltoso, scapolo, ma purtroppo molto molto affettato, ed alle ragazze non resta che pensare al futuro, cioè ad un matrimonio per ciascuna di loro.
Nella villa accanto a quella dei Bennett vengono ad abitare il sig. Bingley, altro facoltoso scapolo piuttosto belloccio, che invita alcuni amici della buona borghesia tra cui il sig. Darcy: sembra che Jane ed Elizabeth abbiano delle rosee possibilità ma... l’orgoglio da una parte e il pregiudizio dall’altra ci metteranno lo zampino!
La produzione e gli attori sono per la maggior parte inglesi, ottime recensioni in patria, paesaggi mozzafiato e musiche stupende: il film reggerà l’inevitabile confronto con il libro?
Non mi resta che aspettare l’uscita nei cinema italiani...

Parenti serpenti

Parenti serpenti

Siamo negli Abruzzi, la vigilia di Natale, dove arrivano da varie città i figli di Trieste, nonna ancora attiva e lucida, e Saverio, ex carabiniere, purtroppo colpito dalla demenza senile. Ci sono le figlie Lina, con marito e figlio al seguito (è lui la voce narrante del film) e Milena col marito, e i figli Alessandro, con moglie e figlia, e Alfredo, il maggiore scapolo.
L’atmosfera della casa è piena di affetto e di calore: le antiche tradizioni rivivono con la messa di mezzanotte, il cenone, la tombola, i regali... o meglio pare piena di affetto e calore. Cominciano ad affiorare i primi screzi tra sorelle e cognata, ma soprattutto giunge inaspettata una notizia: nonna Trieste con nonno Saverio ha deciso, e lo comunica durante il cenone di Natale, di voler andare a vivere insieme ad uno qualsiasi dei figli, al quale spetterà metà della loro pensione e l’appartamento dove ora vivono.
Apriti cielo! Sconvolti e imbarazzati, i figli si chiudono in camera e cominciano a litigare, rinfacciandosi colpe grosse e piccole, si scopre che la cognata Gina, modenese purosangue, è l’amante di Michele e assieme hanno posato per delle foto osè per dei giornali pornografici; Alfredo, scapolo impenitente, spinto dagli altri fratelli ad accogliere i genitori, confessa di essere omosessuale e di convivere con un uomo da molti anni.
Insomma una soluzione sembra impossibile, ma... una soluzione si trova sempre, soprattutto a Natale, quando si è tutti più buoni, no? Tra fuochi d’artificio e brindisi la notte di Capodanno si conclude con un’enorme "botto"...
Non vi sciupo la sorpresa di scoprire come si conclude questo film di Monicelli, ma sappiate soltanto che il titolo la dice lunga sui rapporti familiari.