venerdì, luglio 08, 2005

Sette spose per sette fratelli

Sette spose per sette fratelli

Quand’ero bambina andavo letteralmente pazza per i musical o film musicali: i miei divi preferiti erano Fred Astaire, per la sua leggerezza e perfezione nello stile, soprattutto quando ballava con Ginger Rogers, ma soprattutto Gene Kelly, per la potenza delle sue coreografie (Ballando sotto la pioggia, Un americano a Parigi, e molti altri). Tra la miriade di film di quel periodo fortunato, non mi faccio mai sfuggire per tv "Sette spose per sette fratelli", film di Stanley Donen del 1954 con Howard Keel e Jane Powell.
Rimasti orfani dei genitori, i sette fratelli Pontipee vivono in una casa solitaria tra i monti, facendo i boscaioli e gli agricoltori e si può capire come sette uomini soli sentano la mancanza di una donna che si occupi della loro casa.
E così Adamo (Howard Keel), il maggiore dei fratelli (a proposito, sono tutti chiamati con nomi biblici scelti in ordine alfabetico), sceso un giorno in paese per affari e acquisti, conosce Milly (Jane Powell) e in quattro e quattrotto se la sposa, convinta lei di dover badare ad una graziosa casetta sui monti e a pascoli in fiore.
La verità è che l’aspettano altri sei omaccioni, alquanto rudi e villani a cui pensare e la delusione all’inizio sarà grande, ma la dolce Milly saprà addomesticarli e farne sei bei giovanotti da presentare alle sue amiche nella consueta festa annuale, dove però, a causa di una rissa violenta tra cittadini e i sette montanari, i bei progetti di fidanzamento collettivo vanno all’aria.
Unica soluzione, tralaltro suggerita dalla Bibbia, il ratto delle Sabine: con il favore delle tenebre e prima che una valanga isoli la casa sui monti dalla strada per il paese, sei dolci fanciulle verranno "rapite" e durante l’inverno custodite da Milly. Con la primavera nascerà l’amore e i sei matrimoni saranno allietati dalla nascita di una bambina, figlia di Milly e Adamo.
Ah che bello andar per monti, con un rude uomo che spasima solo per te ed è disposto a tutto per te. Ma se poi penso a tutto quello che bisogna fare in una "fattoria" …

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